NORAGUGUME. L'analisi delle istituzioni sulle cause della devastante invasione di milioni di cavallette? Sbagliate. La campagna di prevenzione? Sbagliata, per come è stata attuata. I responsabili? Ci sono. L'analisi sulla piaga che sta distruggendo la piana di Ottana (e non solo) su 30mila ettari, la fa Rita Tolu: avvocato e imprenditrice (nell'azienda di famiglia Otto Passi di Noragugume) è promotrice del comitato per la “lotta alle cavallette nella media valle del Tirso”.
Vive sulla sua pelle, è il caso di dirlo, l'invasione. E il suo è uno j'accuse circostanziato. Ecco il suo pensiero.
L’insuccesso del piano adottato per debellare l’infestazione di cavallette è giustificato attribuendo la responsabilità alle seguenti ragioni:
1. i terreni sono abbandonati e non coltivati;
2. Il rifiuto degli agricoltori in regime biologico di trattare con la deltametrina, per non perdere le certificazioni per i prossimi due anni.
In realtà queste circostanze non possono essere la ragione del fallimento del piano perché erano ben note sia quattro anni fa, quando tutto è iniziato, sia a dicembre, quando è stata emessa la legge che stanziava euro 800.000,00 per la lotta alle cavallette, sia successivamente quando sono state elaborate le strategie di intervento.
Mi spiego meglio.
Per quanto riguarda la prima causa di giustificazione, non sarà inutile sottolineare che è dal 1988 che l’Unione Europea premia l’abbandono delle produzioni con contributi anche sino a 20 anni e, più di recente,l’ultimo censimento dell’agricoltura della Regione Sardegna rileva che solo il 55% delle superfici agricole è coltivato.
Quindi niente di nuovo all’orizzonte, insomma.
Inoltre, una parte importante dei terreni dove ha avuto origine l’infestazione è di proprietà pubblica.
Per quanto riguarda la seconda giustificazione, la deroga per l’utilizzo dei prodotti antiparassitari in regime biologico la concede il MIPAF, a seguito di opportuna richiesta da parte degli uffici dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura.
Più che cause di giustificazione, a me pare che il fatto che le suddette circostanze non siano state prese in considerazione da chi ha elaborato il piano, rappresenti semmai un’aggravante.
Quello che distingue l’invasione delle cavallette del 2022 da qualsiasi altra calamità naturale è che queste non sono prevedibili, l’invasione delle cavallette invece si, era stata ampiamente prevista e quindi poteva essere evitata adottando misure efficaci di contenimento e contrasto.
Trovo molto poco edificante il fatto che per giustificare la propria incapacità, la Regione Sardegna o chi per lei, attribuisca la responsabilità al territorio e alle persone che quel territorio lo vivono e lo fanno vivere.
Qui insistono realtà produttive importanti, che esportano prodotti di eccellenza nel mondo, come per esempio l’olio finito sul tavolo della Regina Elisabetta, o quello diverso diventato fornitore ufficiale del Cagliari Calcio. Questa è la zona della Sardegna in cui vi è la maggiore concentrazione di caseifici industriali, di importanti produttori di carne bovina, di aziende agricole strutturate e moderne, vivai, coltivazioni all’avanguardia, mi viene in mente una imprenditrice che produce prodotti estetici con la bava delle lumache che alleva. Solo per citarne alcuni.
Tutte aziende che esistono, e resistono, nonostante gli altissimi costi di produzione, la burocrazia ostile e, permettetemi di scriverlo, le politiche agricole della Regione Sardegna, che non hanno interesse nello sviluppo e crescita delle zone interne.
Intanto, non ho ancora sentito uno, e dico uno, politico o amministratore eletto in questo territorio difendere questo territorio.
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