CAGLIARI. Il triste bollettino delle morti sul lavoro si colora anche nell’ultimo anno di rosso, con più di mille vittime annue. Ma la Sardegna stavolta è una delle poche eccezioni. I dati arrivano dall’Inail e sono stati elaborati dall’osservatorio sicurezza sul lavoro Vega, alla vigilia del 28 aprile, giornata mondiale che ricorda la piaga di un Paese come l’Italia in cui si contano ancora qualche centinaio di migliaia di infortuni.
Ma mentre il Molise è maglia nera per l’incidenza dei morti, la Sardegna invece si trova tra le regioni in cui il numero di vittime, per ogni milione di occupati, è molto più basso della media. Ed è perfino diminuito dal 2020, anno in cui in ogni caso si lavorava meno e con molto più smartworking: i numeri parlano chiaro, l’incidenza di mortalità è una tra le più basse nel quadriennio 2018-2021 con il 25,8% (fanno meglio solo la Valle d’Aosta e l’Umbria) anche se un leggero aumento si è registrato negli ultimi due anni, anche se sempre ben al di sotto della media nazionale.
Se analizziamo solo il 2021 - esclusi gli infortuni in itinere, l’Isola è tra le regioni gialle, con valori quindi ancora bassi. È un’eccezione rispetto alle “zone rosse” tutte concentrate al centro sud, con Molise, Basilicata, Abruzzo, Campania, Umbria e Puglia.
Ma mentre la pandemia incide sempre meno nella mortalità sul lavoro, ad inquietare è anche l’aumento degli infortuni mortali con esclusione delle morti per Covid, a livello nazionale. L’Osservatorio Vega registra nel 2021 rispetto al 2020, un aumento di casi di morte sul lavoro stimato in quasi il 40%.
Il 2021 per la Sardegna è stato l’anno delle 15 vittime totali sui luoghi di lavoro, con l’agricoltura che teneva il suo posto tra i settori in cui si registrano più infortuni gravi, seguita dall’edilizia. Non rientra in questo report ma anche il 2022 è iniziato purtroppo con notizie di morti in Sardegna: l’ultima tragedia è avvenuta in un cantiere a Sorso, dove ha perso la vita mentre lavorava un operaio di soli 23 anni, Salvatore Piras, colpito alla testa da alcuni tubi. A posada, un mese prima, erano rimasti gravemente feriti due lavoratori per il crollo di un solaio. E sono proprio i giovani ad avere la peggio, secondo l’analisi per fasce d’età, per gli infortuni.
Sulla mortalità invece emergere un altro dato: ad essere a maggior rischio sono gli ultrasessantacinquenni, con un’incidenza di mortalità quasi o superiore di quattro volte rispetto alla media italiana.
A livello nazionale poi il tragico risultato: sono 4.713 le vittime sul lavoro da gennaio 2018 a dicembre 2021. Una storia di morte in cui ha fatto male anche la pandemia con un totale di 811 decessi sul lavoro registrati fino a pochi mesi fa.