CAGLIARI. Fiore sardo Dop sotto inchiesta, prezzo del pecorino romano alle stelle. Due facce del mercato del latte in Sardegna, che diventano visibili se si guarda a quanto sta succedendo nel palazzo di giustizia di Cagliari (per il Fiore Sardo) e nella borsa dei prodotti lattiero caseari, analizzata dal Clal.
L'INCHIESTA. Il sequestro risale ad alcune settimane fa, la notizia è stata pubblicata oggi da L'Unione Sarda: 400 tonnellate di Fiore Sardo Dop sono state messe sotto sequestro su richiesta del pm Maria Virginia Boi: non sarebbe stato rispettato il protocollo di lavorazione che permette di usufruire del marchio di denominazione di origine protetta.
Otto aziende, secondo la ricostruzione degli inquirenti contestata dai legali degli indagati, avrebbero utilizzato il latte pastorizzato e non quello crudo, imposto dai disciplinari. Sotto accusa ci sono le aziende “Sepi Formaggi” di Macomer, “Sarda Formaggi” di Buddusò e Olbia, “Caseificio Sias” di Borore, “Ica di Ennio Argiolas” a Dolianova, “La fattoria del Gennargentu” di Fonni, “Società agricola Busia e Mulas” di Siamanna, “Lacesa” di Bortigali e “Società semplice agricola fratelli Manca” di Cabras.
Perizie e analisi stabiliranno la verità.

IL PECORINO ROMANO. Una quotazione mai vista: il prezzo medio del pecorino romano è salito a 10.65 euro al chilo. Il prodotto che costituisce lo sbocco del mercato della maggior parte del latte dei pastori della Sardegna fa segnare una quotazione da record. Per capire l'importanza del dato, basta guardare quale fosse il prezzo quando era scoppiata la guerra del latte: a febbraio 2019 veniva pagato 5,53 euro al chilo, due euro in meno rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
L'incremento sul mercato comporterà una ricaduta diretta per le tasche dei pastori della Sardegna, che conferiscono a cooperative e industriali? Ecco, questo non è detto. Ed è questo il problema.