CAGLIARI. Prima il caro energia, poi il caro gasolio (ora arrivato alle stelle), e adesso c’è anche la guerra in Ucraina, grande produttrice di cereali. Quindi non solo scarseggia la fornitura di mangime, ma il poco che c’è ha un prezzo raddoppiato. Questa la situazione che stanno vivendo agricoltori e allevatori dell’Isola che devono anche combattere contro la siccità che ha caratterizzato quest’anno appena passato.
“Continuando così saremo costretti a chiudere le aziende”, dice Matteo Frau, presidente della Cia Sud Sardegna che analizza quanto sta accadendo nei campi. “La Russia è una grande produttrice di concimi a base azotata, indispensabili per la produzione sia di quantità che di qualità di tutte le produzioni agricole. Alcune ditte produttrici di concime si stanno fermando perché non disponibilità di fornitura delle materie base”. Se quindi l’export è bloccato a causa del conflitto tra Russia e Ucraina, dall’altra c’è l’incertezza dei prezzi. “Sono schizzati alle stelle. L’urea, concime indispensabile per la produzione del grano, l’anno scorso costava 75 euro al quintale, in questi giorni è arrivato a quasi 110 euro”.
Luca sanna, vicepresidente di Confagricoltura per questo parla di una crisi senza precedenti. “È un momento di grandissima incertezza, i costi non sono sostenibili per una regione come la Sardegna”. Aldo Manunta, direttore dell’associazione regionale allevatori, chiede un intervento urgente. “All’aumento delle materie prime si aggiungono le speculazioni sui mangimi, è un anno anche difficile perché c’e una situazione di forte siccità e quindi è necessario un intervento urgente per far fronte alle esigenze degli allevamenti”.