CAGLIARI. C’è chi parla di una reggia nuragica da valorizzare, chi invece storce il naso e si chiede "siamo sicuri che ci sia un nuraghe?”.
Il dibattito in questi giorni è vivo. La protagonista è Cagliari. Percorrendo il viale Europa, poco prima della discesa, sulla destra, c’è una sbarra. Un percorso dissestato porta a un fortino, di lì a poco ci sono dei resti archeologici.
Un nuraghe, secondo una tesi, altri invece ritengono che sia prematuro trarre conclusioni sulla sua natura. Antonello Gregorini, fra i fondatori di Nurnet, la rete dei nuraghi, organizzazione che attualmente presiede, ritiene di aver sempre pensato che su ogni colle cagliaritano non potesse non esserci un nuraghe.
“Chi conosce la geomorfologia e la distribuzione dei nuraghi, sa perfettamente che in situazioni di quel genere i nuraghi sono prevalentemente monotorre”, dice Gregorini, “è verosimile che il nuraghe realizzato fosse di presidio, avvistamento, non esiste, secondo il mio ricordo, una reggia nuragica posizionata in quella maniera”. Diversa la posizione dell’ex docente di urbanistica ed estimo dell’Università di Cagliari Giampaolo Marchi: troppo prematuro stabilire di cosa si tratti.
“Attualmente ci sono dei fortini della seconda guerra mondiale, il nuraghe, se c’è, è ancora tutto da scoprire”, precisa Marchi, “affermare che esiste è solo un’ipotesi, e tra le ipotesi e la realtà c’è la strada che ha dovuto percorrere il luminare Lilliu che ha tirato fuori da sotto terra su Nuraxi a Barumini”. Marchi avverte: “Bisogna stare attenti alla comunicazione, molte di queste cose diventano leggende metropolitane, qualcuno poi si chiede da dove sono venute fuori. Azzardare che il nuraghe esiste è azzardato”.