CAGLIARI. Una classe su tre in Sardegna è in didattica digitale integrata. Misura diversa dalla dad: nel primo caso qualcuno segue da casa, altri in presenza. La differenza la fanno i vaccini. Ma aumentano le ordinanze che impongono la didattica a distanza per tutti: da Orosei e Guspini, passando per Gairo e qualche classe di Dolianova. Poi ci sono casi specifici, come a Selargius: una classe della primaria è stata mandata a casa per la presenza di un positivo riscontrato però già da una settimana.
“C’era da aspettarselo”, dice Massimo De Pau, presidente regionale dell’associazione nazionale dei presidi. La confusione è tanta. E agli alunni positivi si aggiungono i docenti. Le chiamate per le supplenze ormai arrivano anche ai laureandi.
“Non ci sono le graduatorie di supplenze di un tempo”, dice De Pau, “molte scuole si fanno ricorso alle "Mad", le liste dove ci sono i neolaureati che si mettono a disposizione per l’insegnamento, altri non si trovano neanche là, e ci si rivolge a laureandi”.
Laddove non si tappa il buco della didattica, si tampona: “Di questi tempi si fa un po’ meno di didattica e un po’ più di sociale, sperando che i tempi migliorino”, precisa De Pau, “soprattutto per certi alunni la scuola in presenza è importante. La dad nuoce soprattutto ai ragazzi che non hanno una famiglia dietro, alcuni bambini un pasto caldo lo trovano solo a scuola e in dad non sono per nulla seguiti dalla famiglia”.
Dal presidente dell’associazione nazionale dei presidi arriva anche un appello al Governo: ”Servono le mascherine Ffp2, sono fondamentali, almeno questa come misura a breve termine. Mentre a lungo termine bisogna rivedere la struttura delle scuole che sono datate”.