CAGLIARI. Un morto ogni 48 contagiati, poco più del 2%. Questo il dato sulla letalità del virus in Sardegna dall'inizio dell'epidemia. Meglio; da quando vengono rilevati e archiviati i dati che riguardano numero di positivi e decessi. Ovvio, ci sono tanti che hanno incontrato il virus e non sono entrati nella conta, magari perché asintomatici. Ma per tirare le somme è necessario affidarsi alle tabelle ufficiali.
Stando al report della protezione civile nazionale, nell'Isola si sono contati (aggiornamento a ieri) 81.500 contagi. Le vittime legate all'infezione da Covid sono state 1711: una ogni 47,6 positività rilevate, per l'esattezza. Questo in quasi due anni di epidemia.
Ma il virus non ha circolato con una progressione costante. E, soprattutto, non ha sempre colpito allo stesso modo. Per capirlo basta fare il confronto con un periodo nel quale la curva epidemica era simile a quella di adesso: in salita costante. I dati al 31 marzo, con l'Italia che chiudeva a seconda dei colori delle regioni, per la Sardegna erano questi: 45.503 contagi rilevati e 1234 morti. Una vittima ogni 37 contagi. Il rischio di morte era più elevato.
La campagna vaccinale stava solo iniziando a decollare. E la sua efficacia diventa ancora più chiara se si fanno delle banali sottrazioni. Dal 31 marzo a ieri si sono vissute due ondate di contagi, con l'estate che ha fatto il botto. Da allora, in meno di nove mesi, le positività rilevate sono state 35.597. E i morti sono stati 477. Uno ogni 75 positivi rilevati. Media dimezzata rispetto a marzo.
E a dicembre? Dal primo a ieri sono stati registrati ben 2494 tamponi positivi. I decessi sono stati solo 14. Uno ogni 178: la media, ora, è crollata. La popolazione vaccinata va ben oltre l'80%. Pare proprio esserci una correlazione.