CAGLIARI. Un anno fa esatto, 25 novembre 2020, la Sardegna raggiunge il picco di ricoveri in terapia intensiva a causa del Covid: 76 pazienti gravi occupavano i letti dei reparti ad alta intensità di cura. Il numero più alto dall’inizio dell’epidemia. È impietoso o, almeno dovrebbe servire da monito a chi non crede all’utilità del vaccino, il confronto dei numeri di allora con quelli di oggi.
Le condizioni stagionali sono le stesse. Ma adesso si circola liberamente, non c’è il coprifuoco alle 22, i bar e ristoranti restano aperti anche dopo le 18, i centri commerciali erano chiusi nel fine settimana e ci si poteva spostare tra un comune e l’altro solo per ragioni precise. Allora, invece, tutte queste misure erano in vigore. Come sono, e come erano, i dati per la Sardegna?
Eccoli. Tra il 24 e il 25 novembre di un anno fa si registravano oltre 300 nuove positività. In area medica c’erano ricoverati 515 pazienti con sintomi. E in 24 ore erano morti sei contagiati. Il virus picchiava duro anche se le restrizioni imposte dal governo erano ferree. Il vaccino sarebbe arrivato in Italia solo il mese dopo.
Oggi, invece, si scontano 164 nuove positività. In terapia intensiva ci sono solo 13 sardi, un sesto rispetto ad allora. In area medica ci sono 47 pazienti sintomatici che necessitano di cure ospedaliere: undici volte meno rispetto a un anno fa. E oggi non è morto nessuno. Zero nuove vittime.
Cosa è cambiato rispetto a un anno fa è facile capirlo. Per tutti. Tranne che per chi dice che il vaccino non serve a niente.