CAGLIARI. La tenuta dei pronto soccorso di Cagliari rischia di saltare da un'ora all'altra. E ogni giorno si vive in emergenza. I numeri di questo pomeriggio, il 23 novembre, sono impressionanti: in fila all'esterno del Brotzu ci sono 17 ambulanze. In totale nell'ospedale di piazzale Ricchi, intorno alle 15, sono in attesa 84 pazienti in codice verde. In codice giallo (quindi a rischio ricovero) risultano in attesa 48 pazienti, altri sette sono arrivo con altre ambulanze, 4 sono in visita. Mentre si susseguono le emergenze: ci sono ben cinque codici rossi, quindi persone in imminente pericolo di vita.
E non va molto meglio al Policlinico: 48 codici verdi in attesa, 40 gialli (mentre 8 sono in visita) e cinque codici rossi.
Solo tre giorni fa le strutture di emergenza, con numeri anche più bassi, hanno rischiato il collasso. Pur continuando a garantire l'assistenza ai pazienti già presi in carico, entrambi gli ospedali avevano inviato una comunicazione alla centrale operativa del 118: non mandateci più nessuno, era l'avvertimento, perché non abbiamo più posto per i ricoveri. Reparti saturi, quindi.
Solo l'abnegazione del personale, e il reperimento di posti letto in altre strutture, aveva evitato il blocco del servizio.
Succede perché a Cagliari (con una platea di circa 300mila residenti) sono operativi solo due pronto soccorso: quello del Marino non può ripartire perché l'ospedale è stato "svuotato, mentre al Santissima Trinità sono stati iniziati dei lavori di ristrutturazione che non saranno conclusi prima della fine dell'anno.
Un'emergenza, della quale hanno parlato stamattina i commissari delle aziende sanitarie: alla riunione hanno partecipato Massimo Temussi (Ats), Paolo Cannas (Brotzu) e Agnese Foddis (Aou). Tutti concordano sulla necessità di trovare una soluzione prima che il sistema collassi. Covid o non Covid. Si è profilata l'ipotesi di utilizzare i reparti di Is Mirrionis (pronto soccorso chiuso ma ospedale riaperto) per ricoverare i pazienti in arrivo dagli altri ospedali: sarebbe una boccata d'ossigeno per tutto il sistema. Che, altrimenti, rischia di andare in crash.
"Il tema è stato oggetto di un incontro tra i direttori delle aziende sanitarie", esordisce il consigliere regionale dei Progressisti Francesco Agus, "Voglio sperare che abbiamo deciso di fare l’unica cosa sensata in questa fase". Ossia: la verifica degli attuali carichi di lavoro e delle mansioni attualmente ricoperte dai 23 medici specialisti di emergenza-urgenza dell’ats che prima dell’inizio della pandemia lavoravano al Marino (8) e al Santissima Trinità (15); la verifica del tasso di riempimento dei reparti aperti al santissima trinità, al Binaghi e negli altri presidi cittadini; l’immediata mobilità dei medici specialisti in emergenza urgenza verso i presidii attivi".
Sarebbe assurdo, aggiunge Agus, "se in una fase così critica per i pronto soccorso, i medici specialisti con le competenze necessarie per potenziarli fossero impegnati a fare tamponi, vaccini, assicurare ricoveri a bassa complessità o presidiare reparti con pochissimi pazienti ricoverati".
- Redazione
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