CAGLIARI. Non avevano un programma eversivo. Non avevano messo in piedi un gruppo organizzato per sovvertire o colpire le istituzioni dello Stato. Non utilizzavano armi e non commettevano azioni violente in modo sistematico. Anarchici, sì. Molto attivi, anche. Ma non terroristi. Non lo erano e non lo sono, né presi singolarmente né tanto meno tutti insieme.
Con queste motivazioni, in sintesi, il giudice Maria Cristina Ornano ha rigettato la richiesta della Direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari sull'applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di Roberto Bonadeo, Valentina Maoret Marco Desogus, Gianluca Berutti e Davide Serra: i cinque sono imputati con altri 38 nel processo contro gli antimilitaristi coinvolti nell'Operazione Lince. I primi due, difesi dagli avvocati Albertina Zanda e Carlo Monaldi, sono accusati di aver costituito e diretto un'associaizone sovversiva che avrebbe organizzato le manifestazioni contro la presenza delle servitù militari in Sardegna, con azioni di contestazione poste in essere nei poligoni dell'Isola e cortei anche a Cagliari, sfociati in tensioni e imbrattamenti.
Per la Procura il loro è un antimilitarismo sovversivo. Ed era arrivata la richiesta della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per tre anni. Una misura pesante, respinta dal tribunale, che motiva il rigetto in modo molto articolato su 34 pagine.
Il giudice sostiene che sotto accusa possono essere messi gli autori di azioni violente in nome di un ideale, ma non i sostenitori di quell'ideale, per quanto eversivo. Perché, si legge nel provvedimento, “l fatto di aderire a un'ideologia che esprime una visione di radicale rifiuto e di contestazione dello Stato e delle sue articolazioni democratiche, tanto da teorizzarne quale suo obbiettivo finale non la riforma ma la sovversione e insieme ad esso di tutte quelle organizzazioni che lo simboleggiano nella sua dimensione interna e internazionale, non costituisce reato”.
Perché in uno Stato democratico, prosegue il testo del decreto, "deve ammettere che nella dialettica politica possano trovare espressione anche quelle visioni che negano ad esso legittimità, per affermare modelli di relazioni politici e sociali anche radicalmente diversi e antagonisti rispetto ad esso. E ciò anche quando sia propugnato il ricorso ad atti di contrasto, disturbo, sabotaggio quale metodo di lotta politica, purché tale teorizzazione si tenga in termini di un astratto programma e non si traduca invece nel compimento di atti di violenza e antisociali, nella forma tentata e consumata”
Niente sorveglianza speciale per i cinque, quindi. Una decisione che secondo gli antimilitaristi dell'associazione A Foras costituisce un duro colpo per l'impianto accusatorio dell'intera operazione Lince. E il primo novembre è già convocata una manifestazione al poligono di Capo Teulada. Perché mentre il procedimento penale va avanti – udienza il prossimo 6 dicembre in Corte d'Assise – nei poligoni sardi si continua a sparare.
- Redazione
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