CAGLIARI. Il venerdì, per mesi, è stato il giorno in cui gli italiani apprendevano quale sarebbe stato il loro destino per la settimana successiva: arrivava il verdetto della cabina di regia sull’assegnazione dei colori alle regioni e le conseguenti restrizioni applicabili dal lunedì successivo. Oggi quella tensione non c’è più. Ma per capire il perché è necessario guardare i numeri e incrociarli.
Appena 8,3 casi ogni 100mila abitanti nell’arco di sette giorni: è la Sardegna la regione d’Italia con l’incidenza più bassa di contagi. Un dato che certifica la ridottissima circolazione virale da questa parte del Tirreno. Numeri che si riverberano anche sugli ospedali. Solo 10 pazienti in terapia intensiva e 58 in area medica. Ci sarebbe da chiedere una ripresa a pieno regime delle attività sanitarie, perché le altre malattie non sono mai sparite e hanno continuato a colpire. La sanità isolana però fa i conti con l’assenza di medici e con chiusure di reparti. Ma questa è un’altra storia.

C’è da chiedersi: come ha fatto la Sardegna a passare in poco più di un mese da regione “appestata” a quasi libera dal virus? Un elemento sicuro: la popolazione, con la partenza dei turisti, si è ampiamente ridotta. E con essa le possibilità di contagio.
Ma non basta. Perché c’è un altro indicatore: l’Isola è la quarta regione per somministrazione di vaccini sulla base della popolazione. Sono state inoculate quasi due milioni e mezzo di dosi. Non è un caso, forse, che la seconda regione con l’incidenza più bassa di contagi sia il Molise, che primeggia per vaccinazioni. E, dall’altra parte, potrebbe non essere casuale che la provincia autonoma di Bolzano sia prima per incidenza, quasi a 100, e ultima per vaccinazioni. Sta poco meglio il Friuli Venezia Giulia: seconda regione per circolazione virale, sest’ultima per vaccinazioni. Anche i vaccinati contagiano? Sì, forse. Ma molto meno.
