CAGLIARI. Da Cenerentola, lenta, a sopra la media nazionale. La Sardegna adesso può viaggiare veloce con le vaccinazioni, tanto che il commissario straordinario dell'Ats, Massimo Temussi vede il traguardo: l'immunità di gregge, con questo ritmo, potrà essere raggiunta entro 25 giorni. Quindi entro la fine di settembre la copertura riguarderà l'80 per cento dei sardi: una fetta di popolazione tanto ampia da permettere di affrontare l'autunno con maggiore serenità. Una previsione fatta durante l'audizione in commissione Sanità del consiglio regionale, dove ha parlato anche il direttore generale dell'assessorato Marcello Tidore.
Durante l'incontro con i consiglieri regionali è emerso un problema: Ats è indietro con le vaccinazioni dei pazienti tra i 40 e 49 anni e che ci sono stati diversi decessi di cittadini di questa fascia di età, senza particolari patologie pregresse. L’età media delle morti si è abbassata molto e gli scomparsi sono quasi tutti sardi, ha detto Temussi. E secondo il commissario "bisogna insistere sulla somministrazione dei vaccini, con iniziative come quelle di ieri notte, con l'Open Night rivolta ai giovani, che ha portato a 1000 inoculazioni in quattro ore".
La riunione della commissione era stata convocata per affrontare le criticità della delibera che stanziava sei milioni di euro per l'abbattimento delle liste d'attesa, distribuiti tra aziende sanitarie pubbliche e private. I fondi però, è emerso, erano squilibrati a favore del Cagliaritano. Così la delibera è stata sospesa, come chiedevano vice presidente Daniele Cocco (Leu), Antonello Peru (Udc Cambiamo), Gianfranco Ganau (Pd), Giorgio Oppi (Udc Cambiamo) e Pierluigi Saiu (Lega).
Soddisfatto Antonello Peru, che ha parlato di sospensione necessaria "perché con quei criteri non si garantiva di abbattere le liste di attesa in tutta la Sardegna". Nanni Lancioni, del Psd'Az, sul tema liste d'attesa ha aggiunto: “È’ necessario riservare la massima attenzione alla sanità pubblica, con l’acquisto di apparecchiature diagnostiche all’avanguardia, che consentano ai cittadini di poter scegliere di farsi curare nelle strutture pubbliche e non dover ricorrere a quelle private”.