CAGLIARI. “Insieme al vaccino vengono introdotti dei microchip". "Non c’è sperimentazione”. O ancora "c’è chi ritiene di avere patologie di varia natura”. Queste le motivazioni che portano i medici no vax a rifiutare la somministrazione. E per loro le ripercussioni non sono di poco conto.
L’Ats in questi giorni sta inviando le segnalazioni all’ordine dei medici di Cagliari, dalla sede di via Dei Carroz partono le pec con le comunicazioni: sospensione dal lavoro senza retribuzione e dall’albo. Questo significa, tradotto in termini spiccioli, che non posso neanche prescrivere una ricetta. E la lista dei medici di Cagliari contro l’obbligatorietà vaccinale oggi conta almeno 20 camici bianchi, ma è in continuo aggiornamento, giorno dopo giorno.
“Non riusciamo a capire ancora come i colleghi possano rifiutare di fare un’operazione di verità per cui la salvaguardia personale è unita a quella delle altre persone come pazienti e familiari”, dice il presidente dell’ordine dei medici di Cagliari Giuseppe Chessa, “quella del vaccino è una grande opportunità. In Italia ci sono stati 130mila morti, quindi addurre delle scuse è qualcosa che trovo inaccettabile”.
Chessa bacchetta tutti i suoi colleghi che rifiutano il siero anticovid: “Gli studi fatti all’università sono quelli che ci hanno permesso di combattere questa pandemia, di avere coscienza di cosa vuol dire e di quale è la risposta immunitaria, mi viene il dubbio che questi colleghi forse avrebbero bisogno di una rinfrescata, se non addirittura di una nuova laurea”.
Dal numero uno dell’ordine dei medici arriva anche un appello. “Colleghi, vaccinatevi nei tempi rapidi, tornate nella comunità dei medici, nella comunità scientifica, e lasciate perdere queste sirene, queste chimere di fake news che girano per i social, voi siete dei medici, avete degli obblighi, dovete vaccinarvi”.
Ci saranno anche loro tra i 173 che si sono rivolti al Tar. “Nessun tribunale amministrativo mi risulta che abbia dato ragione a chi ha fatto ricorso”. Medici no vax a parte, altro tema caldo di questi giorni, è la polemica sulle terapie domiciliari per i pazienti con covid. “Abbastanza sgradevole”, la definisce Chessa, “le cure a domicilio sono quelle accreditate dalla comunità scientifica e dall’Aifa, i farmaci usati sono quelli, tutto ciò che riguarda il resto interessa poco. I pazienti che devono essere curati a casa devono ricevere cure comprovate, non sperimentazioni con l’uso di medicinali che addirittura l’Fda americana sconsiglia nella maniera più assoluta: sono farmaci veterinari pericolosi senza neanche alcun effetto sul virus”.