CAGLIARI. Erano boschi, oliveti, campi coltivati, aziende. E animali, quelli degli allevamenti e selvatici. Sono cenere e carcasse, scenari di paura e disperazione. Ventimila ettari distrutti: una stima provvisoria dell'apocalisse di fuoco che ha devastato il Montiferru e la Planargia, con un immenso fronte che dalle sera e nella notte si è spostato nel Marghine, a minacciare Macomer. Dopo aver attraversato Santu Lussurgiu, Scano Montiferru, Cuglieri e Tresnuraghes.
Trentasei ore di inferno, con 1500 sfollati che hanno dovuto abbandonare le case minacciate dalle fiamme. Numeri imprecisi, a causa di un evento catastrofico che non si vedeva così grande dal 1994. Anche allora allora aveva corso, quasi incontrastabile, nel Montiferru.
Mezzi aerei e squadre a terra sono di nuovo all'opera, al mattino di un lunedì che segue un fine settimana rosso di fiamme e nero di cenere, con l'aria irrespirabile di una fornace. Da Francia e Grecia sono stati inviati due canadair a supporto della flotta sarda.
Nella notte, quando non si può intervenire, sono rimaste attive le postazioni di vedetta, che hanno monitorato il fronte che minaccia il Marghine. Si teme la ripartenza.
Quella sottovalutata, forse, nei giorni scorsi, sui monti di Bonarcado: lì il fuoco era stato fermato dopo una corsa su trenta ettari. Era stata data per conclusa la bonifica. E quella parte di Sardegna è diventata un braciere nei due giorni successivi.
Questa mattina sono iniziate le operazioni di bonifica e spegnimento. Alle squadre locali impegnate da questa notte, si sono aggiunte le Colonne mobili del Corpo forestale, dell’ Agenzia Forestas e della Protezione civile provenienti da Cagliari, Nuoro e Sassari. All’alba sono decollati gli elicotteri regionali che operano insieme a 4 Canadair. I mezzi aerei e il personale a terra, sono coordinati dai DOS delle Stazioni forestali di Seneghe e Bosa.