CAGLIARI. A Stampace c'è un prima della festa di Sant'Efisio. Nello storico rione si respira l'aria dei preparativi, nella domenica che precede il primo maggio. Domani il quartiere sarà affollato, accorreranno qui migliaia di fedeli e turisti per vedere sfilare i gruppi folk di tutta la Sardegna, le traccas, i cori polifonici e, infine, il cocchio con la statua del martire guerriero. Ma anche oggi la chiesa è meta di pellegrinaggio. L'odore dell'incenso all'interno è forte. Vengono i turisti: girano per le strette viuzze con la macchina fotografica. Scattano e riscattano, parlano tante lingue. E vengono i devoti. Siedono in silenzio davanti al cocchio dorato. Pregano. Sperano nell'intervento del santo che debellò la peste e fece soffiare forte il libeccio che scacciò i francesi. Uomini, donne, anziani, giovani. Ognuno ha qualcosa da chiedere. "Ciao Efi, ci vediamo domani", dice Matteo, che avrà sei anni al massimo, mentre la mamma si alza. A "Efi" il piccolo dà appuntamento per domani quando sa ramadura colorerà Stampace con migliaia di petali lanciati dai balconi. Oggi ci si prepara.
Una suora fotografa con il suo smartphone la composizione di fiori che ha appena sistemato.
Una donna vende dolci nello slargo di via Sant'Efisio.
I turisti chiedono se l'ingresso nella cripta del martire è a pagamento. Ma non lo è.
I drappi rossi vestono le facciate delle vecchie palazzine, ancora confusi con la biancheria stesa ad asciugare.
In piazza Sant'Efisio si vendono piccoli oggetti votivi.
Mentre un gruppi di ragazzi del meridione d'Italia scatta foto al cocchio.
E delle turiste del nord Europa godono di un buon bicchiere di vino sedute al sole, per strada.