CAGLIARI. È stata pubblicata sulla gazzetta ufficiale l'ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza che declassa la Sardegna alla zona arancione. La notizia della firma del provvedimento è stata anticipata nella notte ma solo nella tarda mattinata di oggi, sabato 23 gennaio, è stata pubblicata e diventa esecutiva.
Le restrizioni entreranno in vigore da domani e resteranno valide "per un periodo di quindici giorni, ferma restando la possibilità di una nuova classificazione". Si legge nel documento.

La domanda che tanti si pongono è: perché la Sardegna peggiora la sua condizione anche se l'indice Rt, che era considerato il pilastro per le classificazioni di rischio, si attesta a 0,95, quindi sotto l'1? La risposta è purtroppo semplice: la valutazione si basa su numerosi parametri, che comprendono - tra gli altri - l'incidenza dei contagi sulla base della popolazione, la capacità di tracciarli e la percentuale di saturazione dei posti letto in terapia intensiva.
Nell'ordinanza ministeriale si legge "che la Regione Sardegna presenta un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti e si colloca in uno «scenario di tipo 1» con livello di rischio «alto»". Nient'altro viene aggiunto. Anche se informalmente si viene a sapere che la capacità di tracciamento è scarsa e sarebbero stati giudicati preoccupanti alcuni focolai, soprattutto nelle Rsa.

Vietato quindi lo spostamento tra comuni e tra regioni (se non per comprovate esigenze di lavoro e di salute), chiudono bar e ristoranti (consentito solo l'asporto) e resta comunque in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5 dell'indomani. Dai Comuni fino a 5.000 abitanti, gli spostamenti sono consentiti entro i 30 chilometri dai confini con divieto di andare nei capoluoghi di provincia.
La bella (e desolante) foto è di Dietrich Steinmez