CAGLIARI. “Posso dire che mi è andata bene. Mi fosse capitato in un’altra via, magari meno centrale, adesso chissà cosa racconterei”. È scossa ma lucida Marina Porcheddu, la ventottenne di Budoni aggredita e rapinata di un bracciale questa mattina, intorno alle 5.35, nel Largo Carlo Felice da due individui “con meno di 30 anni, non so dire di che nazionalità ma dai tratti nordafricani”. Se l’è cavata con una contusione al polso sinistro, quello dove teneva il gioiello, tenuto stretto da uno dei due aggressori. “Ero a Cagliari di passaggio - racconta Marina, in passato studente universitaria in città e adesso impiegata in un ufficio del porto turistico di Budoni - e dovevo prendere l’autobus delle 6 del mattino. Ho dormito in un hotel del centro, proprio per fare poca strada a piedi fino alla stazione. Ho vissuto per anni a Cagliari, la conosco bene, ma non pensavo che potesse succedermi una cosa simile”. (QUI LA NOTIZIA)
"Bracciale strappato, sono finita a terra: così mi hanno aggredita in centro a Cagliari"
La giovane lascia l’albergo alle 5.30, la distanza con piazza Matteotti è davvero breve, qualche minuto di cammino. Valigia al seguito, Marina imbocca il Largo Carlo Felice quando, all’altezza della chiesa di Sant’Agostino, nota due ragazzi che escono dai portici di via Roma, puntando verso di lei. “Non c’era nessuno in strada in quel momento - continua il racconto - e ho istintivamente avuto paura. Erano vestiti in modo sportivo, con cappellini da basket in testa e venivano verso di me. Ho attraversato la strada, ma con la coda dell’occhio ho notato che mi seguivano. Mi sono girata e ho visto che mi facevano dei cenni. Gli ho chiesto cosa volessero e uno dei due mi ha detto ‘Tranquilla, tranquilla’ in italiano”. A quel punto l’aggressione: i due si sono avvicinati alla ragazza, che ha comunicato a urlare con tutta la voce in gola.
“Volevo farmi sentire il più possibile, così da allontanarli. Uno dei due mi teneva il braccio sinistro, una stretta che mi ha causato una contusione. A quel punto ho tentato di proteggere il cellulare, così ho messo la mano in tasca ma ho perso l’equilibrio e sono caduta. Ma quello non mi mollava e, una volta a terra, mi ha tirato via il bracciale con forza ed è scappato verso piazza Yenne. L’altro, invece, è restato fermo per qualche secondo, forse indeciso sul da farsi, prima di fuggire anche lui dato che stavo continuando a gridare”. Il racconto è minuzioso, essendo ancora vivo nella mente di Marina. “Lì per lì mi sono alzata e sono scesa verso via Roma, ma non c’era nessuno in giro. Solo dopo qualche secondo ho incontrato una donna che mi ha soccorso, facendomi compagnia mentre chiamavo la Polizia e, poi, i Carabinieri della stazione di Stampace che hanno preso la mia segnalazione. La signora mi ha raccontato che in questo periodo la zona della stazione è piena di algerini, ma non posso dire se lo siano effettivamente”. Poi la denuncia ai militari di Budoni, dove Marina è arrivata in mattinata per riprendere la vita di tutti i giorni.
“Ho fatto l’università a Cagliari, ma non mi è mai capitato nulla di spiacevole. Oggi riconosco di essere stata fortunata a cavarmela con poco, perché poteva andarmi davvero peggio. Non ci voglio neanche pensare, ma non è possibile che una persona non possa fare cento metri a piedi con la paura di essere aggredita. Spero che li prendano subito".
- Francesco Aresu
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