CAGLIARI. La notizia positiva è che la commissione Sanità del consiglio regionale ha approvato (con l’astensione di Progressisti, Leu e M5S) il Piano di riconversione anti-Covid della rete ospedaliera regionale, che all’interno della programmazione nazionale del decreto rilancio assegna alla Sardegna oltre 42 milioni di euro. Quella brutta è che le attività degli ospedali sardi non sono ripartite. O lo hanno fatto a singhiozzo. "E avremo almeno due anni di liste d'attesa": lo ha detto Maria Grrazia Caligaris, presidente dell'associaizone Socialismo, diritti e riforme, sentita proprio davabti alla commissione. Al Policlinico e al San Giovanni di Dio di Cagliari si cerca di smaltire tutte le visite saltate nei tre mesi di lockdown: quasi diecimila, tra le varie specializzazioni, che vengono riprogrammate. Ma non se ne possono prenotare di nuove. Stessa situazione in tutti gli ospedali. L'arretrato è impressionante. E il ritmo della ripresa non potrà mai essere uguale a quello già lento, causa delle liste d'attesa infinite, del pre-coronavirus: è necessario garantire il distanziamento, i controlli, la sanificazione. Per capire: un ambulatorio dove prima si potevano visitare dieci pazienti al giorno potrebbe gestire meno della metà. Se va bene.
Anche per questo sono iniziate le audizioni per ridisegnare la rete ospedaliera della Sardegna, che ha mostrato le sue falle durante l'emergenza.
Per i Comuni, come ha evidenziato il presidente dell’Anci Emiliano Deiana che ha annunciato alla commissione Sanità un documento articolato sui testi all’esame della commissione, occorre che la riforma tenga conto delle caratteristiche dell’intero territorio regionale e di un diritto alla salute che proietti una visione nuova oltre l’aspetto tipicamente sanitario (Rsa, sport e scuola, ad esempio), in un sistema di strutture coordinate fra loro. Gli atti aziendali, inoltre, non dovranno più essere solo una espressione dell’alta burocrazia ma il frutto di un processo di condivisione con i territori.
I sindacati invece, dopo aver ricordato il contributo determinante di tutto il personale sanitario (che, nonostante ciò, non ha avuto alcun riconoscimento) durante l’emergenza Covid, hanno insistito molto sulla necessità di colmare gli enormi vuoti di organico con un piano straordinario di assunzioni e stabilizzazioni.
I problemi del personale, dei sistemi informatici e della sanità territoriale sono stati al centro degli interventi dei rappresentanti degli Ordini dei Medici, secondo i quali in questa prima fase post-Covid è necessario anche accelerare i processi di riforma. Va superata, secondo i medici, l’esperienza “centralista” precedente che ha caratterizzato l’azione dell’Ats, senza cedere a tentazioni di continuità con l’Ares e tornando semmai alla visione di una sanità “universale” che è stata, assieme alla prevenzione, il principio cardine della legge istitutiva del servizio sanitario nazionale.
Intanto è arrivato il piano anti-Covid: è stato illustrato alla commissione dal direttore generale dell’assessorato della Sanità Marcello Tidore. Prevede l’istituzione di 101 nuovi posti letto di terapia intensiva (che passano complessivamente da 135 a 236) e 58 di sub-intensiva che potranno essere prontamente convertiti in caso di nuova emergenza.
Per quanto riguarda la terapia intensiva le strutture interessate sono: Aou Sassari (25), S.Francesco di Nuoro (16), S.Martino di Oristano (12), S. Barbara di Iglesias (12) e SS. Trinità di Cagliari (35). I posti di terapia sub-intensiva, invece, saranno collocati presso l’Aou Sassari (30), S.Francesco di Nuoro (20), S.Martino di Oristano (12), S.Barbara di Iglesias (8) e SS.Trinità di Cagliari (45), per un totale di 113, 58 dei quali potranno essere convertiti, se necessario, in posti di terapia intensiva.
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