CAGLIARI. Chi può fare cosa, dove, e sulla base di quale provvedimento? Con l'accavallarsi delle fonti (decreti del presidente del consiglio dei ministri, ordinanze delle Regioni e, a cascata, dei sindaci) il normale cittadino potrebbe essere confuso su ciò che è permesso nel suo territorio e cosa no in questa Fse 2 dell'emergenza coronavirus. Perché a volte i provvedimenti sono in contrasto tra loro, più o meno stringenti a seconda del livello istituzionale. In Sardegna, poi, dall'11 maggio è demandato a sindaci (dalla Regione) il compito di permettere o no le riaperture di alcune attività commerciali, come i negozi di abbigliamento o i parrucchieri. Tutto sulla base di un indice di contagio sul territorio che deve essere tempestivamente fornito dall'Ats.
E i primi cittadini vogliono capire fino a che punto possano spingersi, visto che il decreto di Conte impedisce prima del 18 maggio qualunque riavvio delle attività non già autorizzate. "Stiamo affrontando anche insieme agli uffici della Prefettura l’analisi di diverse fattispecie e si sta lavorando con la finalità di fornire quanto prima delle indicazioni", fa sapere il presidente dell'Associazione dei comuni italiani della Sardegna, Emiliano Deiana. Chge aggiunge anche una risposta alla domanda che tanti, soprattutto nei piccoli centri, si sono posti: "Attualmente non è considerata situazione di necessità lo spostamento da un comune a un altro per l’acquisto di prodotti che possono essere reperiti sul territorio comunale". Quindi spesa nell'area del municipio, salvo che il bene ricercato non sia assente.
AGGIORNAMENTI SULLA FASE 2 – COSA PREVEDONO LE MISURE DEL GOVERNO E DELLA REGIONE SARDEGNA
Fare sintesi di questi...
Pubblicato da Emiliano Deiana su Domenica 3 maggio 2020