CAGLIARI. I primari di Chirurgia accusano il Pronto soccorso di aver fatto entrare il virus in ospedale. Dal reparto nel mirino arriva la replica di chi lo dirige: "Schiaffo bruciante, ma abbiamo fatto il possibile. Restiamo uniti". E da Medicina, dove si sono registrati i contagi, parte una risposta al veleno: "Fanno proposte per creare unità Covid loro, che non verranno mai coinvolti nel campo di battaglia". Teatro dello scontro nel pieno dell'epidemia di coronavirus, il Policlinico Duilio Casula di Monserrato, dove i primari se le danno di santa ragione (a distanza) mentre si contano 19 contagi tra personale e pazienti. L'ospedale è operativo, l'Aou che lo gestisce parla di emergenza alle spalle. E passato (si spera) il batticuore per la paura di un focolaio c'è già spazio per una feroce polemica.
Lo scontro è stato innescato da nove primari di Chirurgia: quando sono state rilevate le prime positività con un documento firmato (QUI LA NOTIZIA) hanno puntato l'indice contro pronto soccorso e reparto di Medicina. Dal primo, sostenevano, è entrato il virus e nel secondo, a causa del ricovero di un medico poi risultato positivo, gli sarebbe stato steso un tappeto rosso che ha rischiato di farlo dilagare. I medici chiedevano l'isolamento del Policlinico fino a emergenza finita.
La prima replica è arrivata dalla primaria del dipartimento di emergenza urgenza Rosanna Laconi, che ha scritto una lettera ai colleghi (QUI IL TESTO INTEGRALE). In sintesi, scriveva la dottoressa: noi abbiamo adottato tutte le precauzioni necessarie in mezzo alla tempesta, le accuse sono state uno schiaffo bruciante, non è il momento di scannarci tra noi, restiamo uniti. Questo il messaggio.
E se la Laconi ha cercato di essere conciliante, pur rispondendo alle accuse nemmeno tanto velate, meno diplomatico è il contenuto della missiva firmata da Francesco Marongiu, nella sua duplice veste di primario di Medicina e prorettore per le attività assistenziali. Una sorta di "ministro" della Sanità della Magnifica Maria del Zompo, che ha competenza diretta sul Policlinico. Marongiu respinge al mittente tutte le accuse. Non solo: difende il pronto soccorso, ipotizza che il virus all'interno del Policlinico possa essere stato portato da qualcuno del personale e, con lo stiletto, accusa i colleghi di Chirurgia di proporre soluzioni restando ben lontani dalla prima linea contro il virus. Ecco la replica integrale di Marongiu.
Leggo da organi di stampa e sento da telegiornali locali la lettera dei colleghi chirurghi che denunciano una situazione molto grave all’interno dell’AOU. E fanno delle richieste importanti. Poiché io, ProRettore per le attività assistenziali, sono stato chiamato in causa desidero replicare attraverso i seguenti punti.
1) L’AOU ha messo in atto tutte le misure di sicurezza previste per un Ospedale non COVID.
2) E’ vero che c’è stata sempre una carenza di presidi ma certamente non mi pare che la responsabilità sia della Direzione generale dell’AOU. Si è tratto di un problema regionale e nazionale.
3) I tamponi sono sempre stati contingentati. Per ogni tampone richiesto occorre l’autorizzazione dell’Unità di Crisi. Il tampone non si può richiedere come un altro esame di laboratorio. Ma queste sono state le direttive regionali, invalicabili.
4) Il Pronto Soccorso (PS) ha fatto uno screening adeguato riguardo ai pazienti sospetti. Ha tenuto in PS i pazienti in attesa dell’esito del tampone.
5) Il laboratorio centrale ha lavorato giorno e notte in tutto questo periodo e sembrava, ma ancora sembra, davvero difficile eseguire i tamponi per tutti i pazienti e per tutti gli operatori sanitari. Quando ? Quante volte ? In realtà una risposta non c’è.
6) I colleghi chirurghi sono stati diffidati dal DS Nazareno Pacifico quando, circa 15 giorni fa, hanno minacciato di non operare in elezione alcun paziente se non dopo averlo sottoposto a tampone molecolare. Ho preso anch’io una posizione negativa contro questo atteggiamento. Occorre anche far notare che l’attività chirurgica da circa un mese sia quasi del tutto ferma. Non così quella delle altre discipline. Il nostro Ospedale, infatti, poiché non Covid, ha aperto le porte a tutti i pazienti che in questo periodo non hanno trovato assistenza in altri Ospedali. Sembra, infatti, che ci siamo dimenticati del fatto che le altre malattie non sono sparite, anzi.
7) I chirurghi parlano di un protocollo da implementare per la sicurezza nei confronti del contagio da Covid. Ho risposto formalmente alla loro richiesta, circa 15 giorni fa, criticando quanto proposto. Un protocollo per l’ammissione ai reparti di pazienti sospetti è stato compilato con un algoritmo che è stato da me e dal Dr Coghe preparato e poi, dopo le modifiche apportate dalla Dottoressa Laconi, da me approvato e trasmesso al CIO aziendale.
8) Io sono stato chiamato in causa perché ho ricoverato un collega chirurgo in un reparto, a detta dei chirurghi, non adeguato. Vorrei precisare che il collega proveniva dal PS dove aveva eseguito un tampone risultato negativo. La clinica era sì sospetta ma non era possibile trasferirlo al Santissima Trinità in quanto il tampone era risultato negativo. I colleghi chirurghi, che invocano i tamponi per tutti, sanno bene che la diagnostica Covid, attraverso il tampone molecolare, ha dei limiti a tutti noti. Il collega è stato quindi accolto e trattato come se fosse una paziente Covid. Ho disposto che il trattamento fosse quello previsto in caso d’infezione da Covid e per sicurezza è stato eseguito un tampone neppure 48 ore dopo, questa volta risultato positivo. Il collega, isolato, è stato trasferito al SS Trinità dove ha proseguito il medesimo trattamento. Da me sentito ieri, le sue condizioni sono in miglioramento. Nessuno del personale né i pazienti ricoverati nel piccolo reparto a me affidato recentemente per le patologie polmonari non Covid, è stato infettato. Tutto il personale era a conoscenza del fatto che il collega era da trattare come se fosse Covid positivo e i presidi necessari erano presenti. Io non mi pento di aver ricoverato il collega chirurgo, sono orgoglioso di aver dato il mio contributo, assieme a quello dei colleghi e degli infermieri. Era un momento difficile che noi abbiamo affrontato con coraggio e pronti ad aiutare una persona in difficoltà.
9) Chiunque può aver portato all’interno del Policlinico il virus. Non credo proprio solo i pazienti. Il personale sanitario non è immune da questo sospetto. Questo perché è impossibile fare un filtro adeguato che copra il 100% del rischio. Certo, si dovrà fare di più, disegnando percorsi rigorosi, una zona filtro per tutti gli operatori, la disponibilità adeguata dei presidi necessari etc. Mi risulta che la DS si sia già attivata al riguardo.
10) I chirurghi fanno delle proposte operative come quella che vedrebbe una parte dell’UOC da me diretta (Medicina Interna universitaria) sede di un reparto Covid. Non saranno loro, i chirurghi, però a cimentarsi con questo eventuale impegno ma io e i miei collaboratori. Io non ho paura di niente e di nessuno e in cuor mio sono pronto ad accettare la sfida ma la decisione non spetta a me ma all’AOU e all’Assessorato. Fa un po’ sorridere che la proposta venga da chi non sarebbe mai coinvolto sul campo di battaglia. Sulle altre proposte non esprimo un giudizio, anche queste andranno discusse in sede istituzionale. Non saranno i soli chirurghi a decidere.
11) Mi dissocio in maniera formale dal comunicato che parla di “lettera dei primari dell’AOU…..” Io sono il Direttore della SC di Medicina Interna ma non ho firmato quella lettera che va verso una sola direzione: quella di attaccare l’AOU e non di fare quadrato intorno ad essa. E’ questo secondo me è grave.
12) Ho letto con commozione la splendida lettera di Rosanna Laconi, che ci insegna come dobbiamo fare in un momento critico come questo. Un vero appello all'unità.
13) E allora mi domando: non sarebbe stato meglio, e non sarebbe anche adesso, il caso di incontraci tra noi e non sulla stampa, per discutere questi aspetti ? Dove andiamo se coinvolgiamo l’opinione pubblica che giustamente vuole rassicurazioni e non ulteriori preoccupazioni ? Io sono ben disponibile a un confronto interno perché sono certo che potremmo trovare una soluzione per uscire da questa crisi. Dividerci ci fa male!
Pensateci e troviamoci!Cordiali saluti, Francesco Marongiu
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