CAGLIARI. Quanto paga lo Stato per usare porzioni di territorio sardo per scopi militari? Niente. Anche se dovrebbe: lo prevede una legge, il codice dell'ordinamento militare. Il secondo comma dell'articolo 330, per la precisione. Ma è proprio lo Stato a violare una sua norma. E non da ieri: dal 2010 non ha versato un centesimo nelle casse della Regione, che a sua volta dovrebbe girare le risorse ai Comuni “oberati da vincoli e attività” con le stellette. Il motivo? Inefficienza della macchina burocratica. Così 13 milioni di euro, negli ultimi nove anni, sono rimasti a Roma e non sono stati trasferiti a Teulada e La Maddalena, passando per Arbus, Villaputzu e Perdasdefogu. Soldi che i comuni avrebbero potuto usare per fini sociali, come compensazione per la presenza di poligoni, caserme, servitù, coste interdette, colline bombardate e pascoli spostati. Invece niente, perché i ministeri non si sono organizzati e per anni, tra vedere e non vedere, non hanno sganciato un centesimo.
Il papocchio amministrativo generato dagli ultimi governi emerge grazie a un'interrogazione presentata dal deputato sardo di Fratelli d'Italia Salvatore Deidda, che al ministero della Difesa ha chiesto conto degli indennizzi non pagati: "La popolazione sarda", ha spiegato il parlamentare, "è contenta della presenza militare, ma quei soldi sono dovuti: parliamo di oltre 12 milioni di euro di arretrati. Cosa intende fare il governo per porre rimedio?".
La risposta in commissione è stata affidata al sottosegretario Angelo Tofalo del Movimento 5 Stelle. In sintesi: i fondi previsti per il quinquennio 2010-2014, oltre 7 milioni, erano andati in perenzione (sterilizzati a causa di inerzia e di troppi protagonisti coinvolti nel processo di erogazione). Per riaverli si sarebbe dovuta attivare la Regione. Che non lo ha fatto per anni, se non di recente, I soldi sono rimasti disponibili, tanto che verranno inseriti nel bilancio entro il 2019. Per gli anni successivi, si parla di 6 milioni, verranno stanziati a breve. Insomma: il governo nazionale sembra voler correre ai ripari. I Comune aspettano.