Il confronto tra Stefano Deliperi (Grig) e Marco Efisio Pisanu (Caccia, pesca e ambiente) all'indomani dell'approvazione del calendario venatorio per la Sardegna
CAGLIARI. Era atteso, è arrivato: gli ambientalisti hanno presentato un ricorso al Tar contro l'approvazione del calendario venatorio approvato dal comitato faunistico regionale. L'anno scorso l'accoglimento delle doglianze ecologiste, rappresentate dal Gruppo di intervento giuridico, avevano fatto saltare le giornate di caccia alla pernice e alla lepre sarda. E adesso le doppiette temono il bis.
"Qual è il modo migliore per la Regione autonoma della Sardegna per combattere i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità?", attacca il presidente del Grig Stefano Deliperi, "Ovvio, cercare di mantenere l’utilizzo del carbone il più a lungo possibile e far sparare alle specie di fauna selvatica di cui non si conosce nemmeno la consistenza". Il calendario, secondo gli ambientalisti, "prevede ancora folli carnieri senza alcun reale censimento faunistico che assicuri la sopravvivenza della specie oggetto di caccia. È il caso del coniglio selvatico: a fronte di un carniere potenziale giornaliero di 5 capi abbattibili e di ben 25 capi abbattibili nell’intera stagione di caccia per ognuno dei 35.987 cacciatori, è stato autorizzato un assurdo e inaccettabile carniere potenziale complessivo di ben 899.675 capi abbattibili".
I censimenti faunistici, stando al ricorso, "non sono stati resi conoscibili nel corso della riunione del Comitato faunistico regionale che ha, conseguentemente, deciso al buio". Quindi ecco la battaglia davanti al Tar, dove è stato chiesto il parziale annullamento del calendario.