CAGLIARI. È stato un lungo faccia a faccia tra candidati quello di stamattina nella chiesa di Santa Restituta, a Cagliari, con sei dei sette aspiranti presidenti della Regione. Unico assente Francesco Desogus, del Movimento cinque stelle, impegnato a Porto Torres per la prima tappa del breve tour dell’Isola con il vicepremier Luigi Di Maio. Tutti gli altri sei (Paolo Maninchedda del Partito dei sardi, Andrea Murgia di Autodeterminatzione, Ines Pisano di Sardegna di Ines Pisano, Mauro Pili di Sardi Liberi, Christian Solinas della coalizione di centrodestra e Massimo Zedda dei Progressisti di Sardegna) seduti sulle sedie rosse di fronte a un pubblico di cittadini, composto in gran parte da giovani, nella chiesa cagliaritana allestita appositamente per l’evento.
Due ore e mezzo di pensieri e idee sui temi caldi della politica sarda, con domande e risposte basate sul format classico della par condicio, che è stato utilizzato anche per il primo confronto ufficiale di qualche giorno fa: 3 minuti di tempo ciascuno in questo caso, scandite con tanto di timer e gong di scadenza, per esprimere le proprie opinioni sulle diverse problematiche che interessano la Sardegna. Le domande però in questo caso sono state fatte da ragazzi e ragazze, quasi tutti poco più che maggiorenni, che hanno messo all’attenzione dei candidati una serie di temi tra i quali quello del lavoro, della povertà, spopolamento, trasporti, turismo, ma anche un'ultima domanda (a sorpresa): "Chi siete?". Tre minuti ciascuno anche qui per fornire una sorta di autobiografia, che tutti hanno utilizzato per raccontare un’episodio significativo della loro esperienza o un aspetto essenziale della loro ispirazione che li ha portati poi a decidere di intraprendere la carriera politica.
Da Massimo Zedda che ha raccontato di aver rinunciato al vitalizio da duemila euro al mese che avrebbe maturato da consigliere regionale perché si sarebbe vergognato di fronte alla madre, alla Pisano che ha detto di essere stata una studentessa manifestante sin da giovanissima, orgogliosa delle sue proteste, e poi Pili che ha ricordato che ha dovuto pagare per le sue battaglie contro la Tirrenia, e ancora Solinas sulla sua fede sardista, Murgia sul suo innamoramento profondo verso la Sardegna e Maninchedda che ha ricordato l’importanza del sentirsi sardi, sentirsi una nazione perché solo così si vincono le battaglie.
Così si sono raccontati i candidati oggi nella chiesa di Santa Restituta, di fronte a un pubblico di sardi pronti ad andare alle urne il 24 febbraio e a decidere chi tra di loro potrà governare al meglio la nostra Isola.
Faccia a faccia tra i candidati governatori sardi: il confronto in chiesa
- Marzia Diana
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