CAGLIARI. Reduce dal bagno di folla do Macomer, da dove è stata lanciata la corsa alle Primarias per il candidato presidente della Regione del Partito dei sardi ("Qui siamo in 700, a Milis sono 70", riferito all'incontro di Massimo Zedda), Paolo Maninchedda continua a suonare la carica: "Abbiamo messo in campo un voto legale che smentirà la Costituzione italiana. Da casa, in silenzio e senza che alcuno lo veda, ogni sardo potrà dire allo Stato italiano, all’Europa e al mondo, che non è vero che l’Italia è una e indivisibile: c’è la Sardegna".
Perché alle Primarias si vota attraverso la rete e l'ex assessore ai Lavori pubblici della Giunta Pigliaru sembra puntare sul fatto che così potranno esprimere la loro preferenza anche i sardi che stanno in Italia e nel mondo: "Loro sanno più degli altri che il rito dei programmi elettorali, con l’elenco dei problemi e delle soluzioni, ha un qualcosa di falso, sa di presa in giro. Perché, in fin dei conti, le cose che si possono fare sono marginali rispetto a quelle essenziali che invece sono vietate dall’attuale ordine dei poteri". Nello scritto mattutino d Maninchedda torna poi anche un altro, l'ennesimo, riferimento al carcere, al potere giudiziario: "Questa volta, o ci arrestano o non ci fermano, e siccome sono anni che ci prepariamo alla galera, non ci fermano neanche se ci arrestano".
Maninchedda: "Smentiremo la Costituzione: o ci arrestano o non ci fermano"
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