CAGLIARI. Se non si interviene c'è il rischio che "strutture e impianti a mare" siano esposti a "futuri rischi di dissesti originati da fenomeni meteomarini estremi". Risulta "evidente" che "gli aspetti legati alla sicurezza funzionale siano centrali, oltre che per garantire la continuità dei processi industriali, anche ai fini della tutela ambientale". Insomma: la Saras non solo può, ma deve realizzare il progetto da 35 milioni di euro (su un piano totale di 82 complessivi) per la messa in sicurezza del pontile lungo tre chilometri sul quale corrono i tubi di approvvigionamento del greggio. Quelli, per capire, ai quali si attaccano le navi cariche della materia prima destinata alla raffinazione nella grande industria di Sarroch. Il via libera del ministero dell'Ambiente è arrivato, manca solo quello dei beni culturali. Ma la lettura delle carte rivela che, pur essendo stata finora garantita la sicurezza, è necessario intervenire per evitare che quelle strutture che si insinuano nel mare per centinaia di metri collassino sotto la forza del mare.
Il progetto era stato presentato nel 2017 e ha seguito tutto il percorso della necessaria valutazione d'impatto ambientale. Sarlux ha chiesto di poter effettuare i lavori milionari perché tubi del greggio hanno subito "dissesti" dalle mareggiate, in particolare quella devastante del 21 gennaio del 2017. Le analisi dei tecnici erano state impietose: "L'aumentata intensità degli eventi estremi registrata negli ultimi anni, con particolare riguardo alle mareggiate di scirocco", si legge nella relazione tecnica, "fa sì che attualmente le tubazioni siano investite dalle creste delle onde e siano quindi sottoposte a impreviste e gravose sollecitazioni". È già successo: "Durante le più recenti mareggiate (l'ultima il 21 gennaio 2017) le creste d'onda hanno impattato sulle tubazioni di grezzo e sui tubi di diametro minore in corrispondenza del pontile lato sud-ovest, originando locali dissesti che hanno richiesto interventi di manutenzione straordinaria". E le onde pare siano sempre più alte. L'ultima parola spetta al Mibact. Ma l'intervento pare necessario: per tenere aperta l'industria e per salvaguardare l'ambiente: meglio che non si spezzino sull'acqua del Golfo degli Angeli delle grosse condotte cariche di greggio.