ANTARTIDE. Cosa ci fanno un ingegnere elettronico barbaricino, uno chef cagliaritano e la bandiera dei quattro mori in Antartide, a una temperatura media di 40 gradi sotto zero, con il sole che splende 24 ore su 24? Semplice: preparano un buon piatto, accompagnati da un canto isolano (dillaru) e fanno conoscere la Sardegna anche in quell'angolo remoto del mondo. E lo fanno mentre sperimentano la sopravvivenza dell'uomo in condizioni estreme, nell'ambito della preparazione di una missione su Marte.
L'intervista a Marco Buttu prima della partenza
Fantascienza? No: è quello che sta succedendo in queste ore e in questi mesi nella Concordia Station, la stazione di studio in Antartide, dove il ricercatore di Gavoi Marco Buttu e lo chef di origine cagliaritana Franco Lubelli stanno partecipando (in tutto sono 13 temerari) alla spedizione nel deserto di ghiaccio: un anno nella base italo-francese gestita da Enea (l'Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico) e Ipev ((Institut Polaire Paul-Emile Victor) per testare le risposte del corpo umano a condizioni estreme, come quelle che si potrebbero riscontrare su Marte. Tanto che l'altipiano antartico che li ospita viene chiamato "Marte bianco".
Scienza, certo, ma anche un po' di svago, per ingannare le lunghe giornate che nella stagione estiva (a meno 40 gradi) passano con il sole che non tramonta mai. E allora ecco Buttu, in verticale sul ghiaccio, avvolto nella sua bandiera, quella dei quattro mori, che nel giorno del suo compleanno annuncia ai conoscenti:










