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"Vi racconto una notte in Rianimazione Covid: pazienti messi anche peggio di marzo"

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CAGLIARI. "Prima fare la notte era quasi piacevole, ora no: arrivi, hai il reparto strapieno, 40 pazienti in infettivi che potrebbero peggiorare". Inizia così il racconto del duro turno di lavoro di un medico, anestesista rianimatore, nel pieno della seconda ondata Covid in Sardegna. Corrado Liperi lavora all'Aou di Sassari, in uno degli ospedali sardi più colpiti dall'emergenza: lì, da qualche settimana, sta rivivendo insieme ai colleghi la bufera scoppiata a marzo, con ricoverati in continuo aumento e, purtroppo, anche nuove vittime. Decide così di affidare ai social il suo racconto di "una notte in Rianimazione Covid", forse nella speranza di sensibilizzare anche chi continua a negare che la situazione, oggi, sia di nuovo allarmante.
"I pazienti a questo giro sono messi male uguale se non peggio che a marzo - scrive il rianimatore sardo - e devi arrabattarti per stabilizzarli prima di sbardarti e uscire. Provi a stenderti una mezz’ora in branda mentre quei santi degli infermieri stanno al monitor, ma alle 4 chiamano dal piano di su delle Malattie Infettive per dei pazienti in NIV che non stanno andando come dovrebbero".
"Arrivi in reparto - continua Liperi - e vedi i colleghi infettivologi, sono 3 per 45 pazienti Covid, sempre bardati, stanchi da far schifo fisicamente e psicologicamente, e onestamente l’unica cosa che ti viene voglia di fare e dargli una pacca sulla spalla e provare a tirarsi su a vicenda". Poi il rientro nel reparto di Rianimazione: "Ci sono da vedere emogas e pazienti, si fanno presto le 6.30 - racconta - un’anima pia porta la colazione...caffè, cornetto e consegne. E persino l’alba più gelida e umida sembra una mattina d’estate quando vai a stimbrare".
 
Di seguito riportiamo il post integrale.
"È buffo come le cose siano cambiate ultimamente.
Prima fare la notte era quasi qualcosa di piacevole, avevi due giorni liberi e se ti andava bene riuscivi pure un po’ a riposare.
Ora no.
Vai a lavoro con la voglia sotto i tacchi, sapere che sarai bardato se va bene fino alle 3 di notte ti fa passare ogni fantasia. Il Tg delle 18 ti ha già fatto venire la nausea, sempre piu contagi, sempre più casino.
Arrivi, la tua collega del diurno sembra appena passata dentro un frullino e tra una bestemmia e una risata ti da consegne prima di andare via e scegliere tra una birra o direttamente il cuscino.
Hai il reparto strapieno, più 40 pazienti in infettive che potrebbero peggiorare .
La collega più giovane (che detto da me fa ridere) ti propone di rimanere fuori e di bardarsi lei, peccato che alle 2.30 due pazienti si incasinino e tu debba bardarti comunque e entrare.
I pazienti a questo giro sono messi male uguale se non peggio che a marzo, e devi arrabattarti per stabilizzarli prima di sbardarti e uscire.
Provi a stenderti una mezz’ora in branda mentre quei santi degli infermieri stanno al monitor...ma alle 4 chiamano dal piano di su delle Malattie Infettive per dei pazienti in NIV che non stanno andando come dovrebbero.
Ora...un rianimatore X tirato giù di branda alle 4 di notte per qualcosa che non sia “sta morendo, forse è già morto” potrebbe uccidere chiunque lo abbia chiamato...ma poi arrivi in reparto e vedi i colleghi infettivologi, sono 3 per 45 pazienti Covid, sempre bardati, stanchi da far schifo fisicamente e psicologicamente...e onestamente l’unica cosa che ti viene voglia di fare e dargli una pacca sulla spalla e provare a tirarsi su a vicenda.
Rientri in RIA, ci sono da vedere emogas e pazienti, si fanno presto le 6.30, un’anima pia porta la colazione...caffè, cornetto e consegne.
E persino l’alba più gelida e umida sembra una mattina d’estate quando vai a stimbrare.
Prossima notte a breve, prossimo giro in arrivo".