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Solinas ricorda Ladu: "Un grande: l'incontro da Armandino, il Psd'Az e certe miserie umane"

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CAGLIARI. Un addio. Con tanti messaggi ulteriori, pennellate che tratteggiano il clima nel mondo sardista. Il presidente della Regione Christian Solinas scrive un post su Facebook per salutare Giorgio Ladu, suo predecessore alla guida del Psd'Az, morto tra venerdì e sabato all'età di 71 anni. Ladu, ogliastrino, è stato sindaco di Tortolì e assessore regionale alla Sanità. Oltre che segretario del partito dei Quattro mori. Ruolo adesso ricoperto da Solinas. Che apre lo scrigno dei ricordi. E racconta l'incontro nello studio di Armandino Corona. Ma anche delle chiacchiere sul sardismo e sulle "miserie umane" dentro il partito. Ecco cosa scrive. 

ADIOSU GIORGIO... Ci sono amicizie che non hanno bisogno del tempo o di troppi fronzoli per affermarsi. Giorgio era un...

Pubblicato da Christian Solinas su Domenica 12 luglio 2020

Ci sono amicizie che non hanno bisogno del tempo o di troppi fronzoli per affermarsi. Giorgio era un uomo concreto, pragmatico, un sardista "di lungo corso" da buon capitano di petroliere e rimorchiatori quale era stato in gioventù. Quando ci incontrammo, nacque subito un rapporto schietto, franco e ricco di buoni aneddoti e attenzioni da parte sua: lui era un "vecchio" sardista deluso e amareggiato ( anche da chi oggi si spertica in epitaffi melensi dopo averlo osteggiato, combattuto e fatto fuori a ziminate ) ed io un giovane entusiasta che si accingeva a sottoscrivere la prima tessera al PSd'Az in Piazza Repubblica n. 18, nello studio del comune amico di sempre, il buon Tonino.

Facemmo una chiacchierata lunga una sera e continuammo a cena, in un ristorante poco distante dalla sede dell'altra sua grande passione, l'ACI. In verità, ci eravamo visti per la prima volta anni prima, ma fu solo una presentazione formale, niente più: in Via De Magistris, nello studio di Armandino. Arrivai con un plico di documenti da firmare, dovevo ripartire per Roma e Enzo mi fece entrare, saltando la fila, direttamente nell'ufficio del dottore, dove c'era proprio Giorgio, che esclamò "E chi este custu piccioccheddu?". Da quelle fessure che erano i suoi occhi quando sorrideva venne fuori il lampo che lo contraddistingueva nella sua acuta intelligenza: " Giorgixeddu - disse - no di castisi sa facci, sa conca este de omini mannu e du manda su Presidenti...". A Roma fervevano i preparativi per la costituzione del progetto politico di Francesco Cossiga, l'Udr, nel quale avrebbero dovuto trovare sintesi le principali tradizioni politiche del dopoguerra: da quella democratico-cristiana alla riformista-socialista per giungere alla storica esperienza repubblicana, che aveva condiviso momenti importanti con l'azionismo ed il sardismo. Armandino aveva fondato a livello nazionale "Unità Repubblicana", in dissenso alla scelta del PRI di confluire nell'Ulivo, e decise la partecipazione alla costituzione dell'Udr. Il nostro ospite ci presentò rapidamente, ma con la consueta cordialità. Giusto il tempo di vedere qualche documento, raccogliere un suo breve appunto per il Presidente e me ne andai alla volta dell'aeroporto.

Passarono diversi anni prima che ci rivedessimo. Ma da allora non abbiamo mai smesso di discutere di politica, di idee e programmi, di sardismo e alleanze, delle grandi storie ed anche delle miserie umane di alcuni protagonisti di questo nostro partito. Da neoeletto consigliere regionale, ebbi con Giorgio i primi contatti con il mondo delle autonomie dell'arco alpino, dall'Union Valdotaine al Partito Autonomista Trentino Tirolese, dal SVP ai Veneti. Fino alla Lega, con la quale aveva conservato ottimi rapporti e nella quale si era pure candidato nel 2010 a Presidente della Provincia Ogliastra.

Ma il suo amore era, come sempre è stato, il Partito Sardo d'Azione: viveva con dolore il suo esilio, aveva cercato più volte di tornare ma gli era sempre stata sbarrata la strada. Sono felice di essere stato il Segretario Nazionale che gli ha restituito la tessera del Partito, lo scorso anno. Andai a trovarlo a casa sua con Tonino. Era provato da questa immensa guerra contro un male terribile, ma battagliero come sempre. Per niente remissivo, in lui c'era la fierezza, l'orgoglio e la dignità di chi combatte con tutto se stesso. Passammo una serata in veranda tra mille ricordi e tanti nuovi propositi.

Ci ha lasciato da sardista, come era giusto che fosse.

La sua figura non è stata valorizzata per quanto meritasse nella storia del sardismo, soprattutto perchè oscurata dalla contemporanea presenza di figure totalizzanti come Mario Melis o Michele Columbu. Ma Giorgio Ladu fu un politico eccezionale: partendo dalla periferia, conquistò un enorme consenso popolare tanto da essere il più votato nella Circosrizione di Nuoro, che era proprio la roccaforte di Melis e Columbu. Fu un grande organizzatore e stratega, tanto da scalare i vertici del partito fino alla Segreteria Nazionale.

È stato un grande Assessore del Lavoro e della Formazione Professionale, ma ancor di più un eccellente Assessore della Sanità, che organizzò in tutta la Regione con grande attenzione, ottenendo diversi primati, tra i quali l'apertura della Cardiochirurgia in Sardegna, con la collaborazione di Valentino Martelli, che grazie alla sua copertura politica realizzò a Cagliari il primo trapianto di cuore. Questo risultato lo portò a candidare ed eleggere, alle Politiche del 1992, nelle liste del PSd'Az, proprio Valentino Martelli al Senato e Gian Carlo Acciaro alla Camera dei Deputati, avendo contro tutto l'allora potentissimo gruppo consiliare sardista in Consiglio Regionale. Ma questo non lo intimidì di certo, fece la sua battaglia e la vinse. Anche se, da uomo d'altri tempi quale era, si dimise da Segretario all'indomani delle elezioni perché nel complesso il partito passò dai 169.978 voti riportati alla Camera nella tornata del 1987 a 154.621 voti, nonostante l'alleanza strategica con i federalisti ed il partito dei pensionati.

Caro Giorgio, potrei scrivere pagine e pagine, resoconti delle nostre lunghe chiacchierate e dei tuoi buoni consigli, ma la tristezza oggi è grande perché le mie condizioni di oggi non mi hanno consentito di accompagnarti materialmente nell'ultimo viaggio. Lo ho fatto spiritualmente da qui.