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Cagliari, l'appello di Antonella: "Aiutatemi a trovare la mia madre biologica"

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CAGLIARI. "Vorrei poter dare finalmente un volto e un nome alla donna che mi ha fatta nascere". Inizia così il commovente appello di Antonella Elvi, 55enne di Assemini, che racconta su Facebook il dramma che ha vissuto sin dalla sua nascita, quando la donna che la mise al mondo la abbandonò all'ospedale San Giovanni di Dio di Cagliari. Ora però, dopo 55 anni tra ricerche e intoppi legislativi, affida ai social l'ultima speranza: quella di trovare la madre biologica e, magari, poterla abbracciare per la prima volta.

"Una madre di cui non so nulla - si legge nel post della donna - se non dei piccoli frammenti, indizi, raccolti in tutti questi anni, che narrano del mio passato e delle mie origini". Il post inizia con alcuni dettagli sulle origini (barbaricine) che potrebbero essere fondamentali per rintracciare la madre biologica: "Sono nata a Cagliari il 17 Gennaio 1964, all'ospedale di San Giovanni di Dio, appena nata, mia madre non mi ha riconosciuta e sono stata portata al brefotrofio, su al Castello. Sono stata registrata come Antonella Elvi. Ho provato inizialmente per vie legali, ma la legge n. 184 del 1983, non mi permette di accedere alla documentazione, (in quanto si avvale di una forte tutela e riservatezza nei confronti della famiglia biologica) e oramai con il passare degli anni, la paura di non farcela, si fa sempre più forte e pressante". E lì lancia il messaggio: "Ecco perché ho deciso finalmente di fare un appello, nella vana speranza di riuscire a trovare anche un minimo contatto che mi riconduca a lei, alla mia madre biologica. Non provo rancore, rabbia, nei suoi confronti, sono consapevole che i motivi di tale scelta, anche da quel poco che ho appurato, siano stati sicuramente dettati dalla paura, dai tempi, anni 60, e dalla sua giovane età. Chiedo il favore di condividere, e forse questo mio appello arriverà a destinazione".

Ecco il testo integrale.

Vorrei poter dare finalmente un volto e un nome alla donna che mi ha fatta nascere. Una madre di cui non so nulla, se non dei piccoli frammenti, indizi, raccolti in tutti questi anni, che narrano del mio passato e delle mie origini. Sono nata a Cagliari il 17 Gennaio 1964, all'ospedale di San Giovanni di Dio, appena nata, mia madre non mi ha riconosciuta e sono stata portata al brefotrofio, su al Castello. Sono stata registrata come Antonella Elvi. Ho provato inizialmente per vie legali, ma la legge n. 184 del 1983, non mi permette di accedere alla documentazione, (in quanto si avvale di una forte tutela e riservatezza nei confronti della famiglia biologica) e oramai con il passare degli anni, la paura di non farcela, si fa sempre più forte e pressante, ecco perché ho deciso finalmente di fare un appello, nella vana speranza di riuscire a trovare anche un minimo contatto che mi riconduca a lei, alla mia madre biologica. Non provo rancore, rabbia, nei suoi confronti, sono consapevole che i motivi di tale scelta, anche da quel poco che ho appurato, siano stati sicuramente dettati dalla paura, dai tempi, anni 60, e dalla sua giovane età. Quasi certamente le mie origini sono barbaricine, Orune, Bitti. Mia madre è rimasta vedova giovanissima e probabilmente ha avuto una breve relazione che però poi si è rivelata ingestibile nel momento in cui è rimasta incinta di me, costretta a nascondere la sua gravidanza, non so se per costrizione della sua famiglia o per sua scelta, si trasferisce a Cagliari sino al momento del parto. Alcune persone mi hanno riferito che dà ragazza le rassomigliavo. Sono consapevole che gli indizi sono pochi, ma ci voglio credere, non voglio cedere al pessimismo. Da piccola, ma anche da grande, facevo sogni ricorrenti di mia madre, sono persino andata ad Orune, mi sono fermata con la macchina a pochi metri dalla piazzetta, all'uscita dalla messa e guardavo ogni singola donna, nella speranza di sentire una scossa, un brivido che mi indicasse lei, tra le tante. Nei miei sogni a occhi aperti, penso anche di avere delle sorelle o fratelli, e l'idea mi solletica e mi fa sorridere. Certo ho messo anche in conto che lei non voglia avere nulla a che fare con me, la mia presenza potrebbe solo procurarle dolore e paura, ma saprei essere accorta e paziente se lei vorrà incontrarmi. Quindi chiedo il favore di condividere, e forse questo mio appello arriverà a destinazione.
Grazie.