Storie

"Così festeggio il mio undicesimo "trapianno", grazie ai donatori": il commovente racconto di Camilla

Fegato-trapianto

LA STORIA. Camilla ha 26 anni. Ha appena compiuto il suo undicesimo "trapianno", come lo chiama lei: undici anni da quando le squillò il cellulare e dall'altra parte c'era il centro Trapianti del Brotzu che le comunicava la disponibilità di un fegato nuovo. Qualcuno lo aveva donato, lei si doveva sottoporre all'intervento. E il suo è un ricordo commevente, con un ringraziamento a tutti i donatori. 

Come tutti i fine settimana, ci ritroviamo lì, in quella spiaggia in cui tradizionalmente passiamo le estati con parenti ed amici. 
Mamma e papà chiacchierano con un gruppetto di amici e parenti sulla riva. Mio fratello gioca con i cugini. Zio esce dall'acqua tutto felice esibendo il suo pescato come se fosse un trofeo. Io mi diverto in acqua con un'amica che vedo solo d'estate. O almeno ci provo. Voglio godermi tutti i momenti che ancora mi rimangono. 
Da qualche mese sento un mix di emozioni che entrano in contrasto tra di loro: da un lato, sono felice la mattina quando mi sveglio; dall'altro, ho il terrore di andare a dormire la notte, perché non so se l'indomani mi sveglierò ancora. 
È strano provare queste emozioni a 15 anni, quando l'unico problema che dovresti porti è quello di fare i compiti scolastici e programmarti le uscite al cinema con le amiche. 
È davvero strano vedere il mondo intorno a te così perfetto e chiederti se domani potrai farne parte anche tu.
Non è semplice essere spensierati quando sei in attesa di un trapianto. Non per il trapianto in sé, ma per il fatto che dentro di te vorresti spaccare il mondo, invece il tuo corpo ti abbandona giorno dopo giorno. A 15 anni. 
Hai paura che quella chiamata che ti dice: "C'è un nuovo fegato per te", non arrivi in tempo. 
Invece, quella mattina qualcuno che stava vivendo un dolore ancora più grande, ha detto "SI" alla donazione degli organi. 
Mio fratello Simone si avvicina a me col mio telefono in mano: "Cami, ti sta squillando il telefono". Per un attimo mi si blocca il fiato. Controllo se sullo schermo ci fosse scritto "Centro Trapianti Brotzu", ma chi mi stava chiamando era un numero sconosciuto. Penso: "Qualche call center". 
Rispondo svogliatamente.
"Pronto?"
"Ciao Camilla, sono Vincenza, la coordinatrice del Centro Trapianti. Ti sto chiamando per dirti che abbiamo un nuovo fegato per te"
Rimango in silenzio. Mi si gela il sangue. Non riesco a pronunciare alcuna parola. 
"Ti passo mamma"
Corro verso mamma senza dirle nemmeno chi fosse. Vorrei piangere. Il mio momento è arrivato. Cosa accadrà dopo non mi interessa più.
Terminata la chiamata,la mia famiglia ed io ci prepariamo frettolosamente per andare via dalla spiaggia. In tre ore dobbiamo essere al Centro Trapianti.
Arrivati in ospedale, il chirurgo mi disegna sulla pancia un qualcosa che assomiglia al simbolo della Mercedes e ci dice che l'indomani mattina avrei fatto l'intervento.
Quella, è stata la prima notte in cui non ho avuto paura di dormire. 
L'indomani, il 26 agosto 2007,vengo portata in sala operatoria. Sono molto emozionata. Vedo intorno a me tanto personale sanitario tra medici ed infermieri. In pochi minuti dal mio ingresso, cado in un sonno profondo. 
Quando mi risveglio sono passate 8 ore. Fatico a respirare a causa del dolore addominale, ma la prima cosa che penso è: "Sono libera". 
Oggi, 26 agosto 2018 sono ancora qui, a festeggiare il mio undicesimo "trapianno". E mi sento così fortunata.
Sono felice per tutti i momenti, belli e brutti, che ho potuto vivere sino ad oggi. 
E non smetterò mai di ringraziare chi, pur trovandosi a vivere un dolore immenso, decide di dire Si alla donazione degli organi.
Grazie a tutti i donatori del mondo!