ROMA. Il Molise esiste. Questa l'unica certezza nella politica italiana a quarantotto giorni dal voto del 4 marzo. Al termine di tre giri di consultazioni andati a vuoto i grattacapi per il presidente della Repubblica sembrano aumentare anziché ridursi. Ieri mattina Mattarella ha ricevuto al Quirinale la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati che ha alzato bandiera bianca dopo aver inutilmente tentato di trovare in tempi record una difficile convergenza tra M5S e Lega. Troppi i veti incrociati. A partire da quello posto dai Cinque stelle nei confronti di Berlusconi, diventato ancor più insormontabile dopo l'affondo di ieri del Cavaliere contro i pentastellati ("Nelle mie aziende pulirebbero i cessi") e la storica sentenza sulla trattativa Stato-mafia pronunciata in serata dalla Corte d'Assise di Palermo: "Politicamente una pietra tombale sull'ex Cavaliere - commenta il deputato M5S Riccardo Fraccaro - ora Salvini decida".
La sentenza sulla #trattativa Stato-mafia cade come un macigno su un sistema di potere che tenta ancora di avvinghiare il Paese nei suoi tentacoli. #DellUtri fece da tramite tra Cosa nostra e #Berlusconi: politicamente è una pietra tombale sull’ex Cavaliere. Ora Salvini decida. pic.twitter.com/fteO4WMlcK
— Riccardo Fraccaro (@riccardo_fra) 20 aprile 2018
Da par suo il leader della Lega - per nulla intenzionato ad abbandonare l'alleato di sempre pur continuando a scambiarsi sms con Di Maio - ribadisce di non gradire le avances (ritrattate) di Berlusconi al Pd ("Se Berlusconi intende aprire al Pd, lo faccia ma si assuma ogni responsabilità nei confronti degli italiani e del centrodestra") invocando nientemeno che i Super Pigiamini per propiziare la formazione del nuovo esecutivo.
Alla finestra resta il Partito democratico, grande sconfitto delle politiche, impegnato a leccarsi le ferite e a rimandare di settimana in settimana il redde rationem tra governisti e aventiniani nell'assemblea nazionale inizialmente convocata per oggi ma rinviata a data da destinarsi. Sull'ipotesi di un accordo di governo con il M5S il reggente Maurizio Martina - oggi al Salone del Mobile di Milano in contemporanea con Luigi Di Maio - non conferma e non smentisce: "Adesso noi dobbiamo fare una cosa, aspettare le indicazioni del presidente Sergio Mattarella e capire quale sarà lo scenario da lunedì".
E quale sarà lo scenario che si aprirà con l'inizio della prossima settimana? Archiviate le regionali di domani in Molise - dove la sfida si gioca tutta fra il candidato pentastellato Andrea Greco e quello azzurro Donato Toma - il capo dello Stato potrebbe convocare nello Studio alla Vetrata il presidente della Camera Roberto Fico affidandogli l'incarico di sondare la possibilità di un accordo proprio fra Pd e Cinque stelle, se non addirittura un mandato senza paletti. Una mossa per provare a uscire dalle sabbie mobili guadagnando ulteriore tempo in vista delle regionali di domenica prossima in Friuli che potrebbero segnare il vero spartiacque nell'accidentato percorso verso la formazione del nuovo governo.