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Governo, Mattarella prova a uscire dallo stallo: "Deciderò nei prossimi giorni"

Sergio-Mattarella

ROMA. "Attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo che si registra". Dopo aver registrato l'immobilismo delle forze politiche salite al Colle nella giornata di ieri, Sergio Mattarella prende atto dello stallo emerso dal secondo giro di consultazioni in vista della formazione del nuovo governo e prende in mano le redini del gioco: "Dall'andamento delle consultazioni emerge con evidenza che il confronto tra i partiti per dare vita in Parlamento a una maggioranza che sostenga un governo non ha fatto progressi - commenta il presidente della Repubblica al termine degli incontri di questa mattina nello Studio alla Vetrata - ho fatto presente alle varie forze politiche la necessità per il nostro Paese di avere un governo nella pienezza delle sue funzioni".

"Le attese dei nostri concittadini, i contrasti nel commercio internazionale, le scadenze importanti e imminenti nella Unione europea l'acuirsi di tensioni internazionali in aree non lontane dall'Italia - ammonisce il capo dello Stato - richiedono con urgenza che si sviluppi, e si concluda positivamente, un confronto tra i partiti per raggiungere quell'obiettivo". Per questo motivo, annuncia Mattarella, "attenderò alcuni giorni, trascorsi i quali valuterò in che modo procedere per uscire dallo stallo che si registra".

Quali scenari potrebbero aprirsi nei prossimi giorni? Tre sono le mosse che il capo dello Stato potrebbe compiere per superare l'impasse istituzionale. La prima passa quasi certamente da un mandato esplorativo affidato al presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati o a quello della Camera Roberto Fico. La seconda - e più delicata - opzione sul tavolo è quella di un pre-incarico al leader della coalizione di maggioranza relativa Matteo Salvini o, come si vocifera nelle ultime ore, al capogruppo leghista alla Camera Giancarlo Giorgetti. Ultima ipotesi contemplata dalla exit strategy del Quirinale quella di un governo del presidente, un "esecutivo di tregua" - come lo definisce Marzio Breda dalle colonne del Corsera - affidato a una personalità super partes.