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La "giornalista" russa Vityazeva non chiede di lanciare un missile su Torino

Yuliya-Vityazeva

MOSCA. La giornalista russa Yuliya Vityazeva ha davvero auspicato che un missile russo Satan piombasse su Torino dove una band ucraina ha vinto l'Eurovision? La risposta è no. E questa vicenda dà l'idea del continui corto circuito dell'informazione durante la guerra. 

I titolo dei giornali italiano parlano di un tweet choc della giornalista filo-Putin, protagonista di molte ospitate sulla tv italiana, da Rete4 a La7: viene puntualmente smentita da tutti i conduttori, per le sue dichiarazioni false e fuori contesto, ma la sua presenza è continua. "A questo punto meglio un missile Satan su Torino", avrebbe scritto sul social al quale adesso ambisce Elon Musk, in seguito all'incoronazione degli ucraini Kalush nel contest musicale. 

Lo ha scritto davvero. Ma la vicenda è molto diversa. Innanzitutto perché le parole della Vityazeva  sono comparse sul suo canale Telegram, e non su Twitter, dove è stata bloccata da ottobre scorso. 

E poi la sua era una provocazione (assurda, certo, ma tale era) in risposta a un articolo della Bild, secondo il quale gli hacker russi erano in agguato per falsare il risultato dell'Eurovision e boicottare i Kalush. A quel punto lei ha scritto che tanto valeva, per Putin, lanciare un missile. Tanto che aggiungeva "do un'idea alla Bild". Insomma: la giornalista (propagandista) voleva dire altro, con parole che non sono certo ponderate. 

Non ha quindi auspicato la distruzione del capoluogo Piemontese. Non pesa le parole, la Vityazeva. E non è certo una fonte affidabile. Ma questa storia le dà la possibilità di scrivere, ancore su Telegram e non su Twitter ("propongono di cancellarmi l'account, ma è bloccato da ottobre"): "Ciò che più mi ha fatto piacere è che nessuno dei miei accusatori si è mai preso la briga di trovare la fonte originale che ha provocato lo scandalo. Per alcuni non era redditizio, per altri ha contato la pigrizia, e altri ancora  stupidamente non capiscono le battute. O meglio, qualsiasi menzione dei nostri missili li priva del loro senso dell'umorismo. Perché hanno paura. Altamente. E giustamente, tra l'altro". Minaccia, questa, vera. Di una "giornalista" a cui piace farsi fotografare mentre imbraccia le armi.