In Sardegna

Lutto nel mondo dell'architettura sarda: è morto Nanni Zedda, decano della professione

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CAGLIARI. Lutto nel mondo dell'architettura, è morto Giovanni Zedda. Classe 1933, noto a tutti come Nanni, scompare a 89 anni lasciando vuoto e dolore tra familiari e amici, ma anche "un'enorme eredità culturale di cui tutta l'Isola deve andare orgogliosa" - tiene a sottolineare Michele Casciu, presidente dell'Ordine degli Architetti PPC di Cagliari e provincia -. "Se l’esempio e la dedizione avessero un volto sarebbe sicuramente quello di Nanni".

In questi anni ho avuto modo di interpellarlo e di ascoltare i suoi consigli. Una presenza attiva e competente, ma che non ha disdegnato di mettersi in gioco come “studente” quando abbiamo organizzato il corso sui Piani del Colore. Un’umiltà che non offuscava certo la sua risolutezza quando c’era bisogno. Possiamo essere fieri di averlo conosciuto e mancherà a tutti noi». I funerali si terranno dopodomani, mercoledì 11 gennaio alle 15.30 nella Parrocchia di San Sebastiano a Cagliari.

L'ultimo riconoscimento, nel settembre 2020, era stato proprio il premio alla Carriera per i suoi 50 anni di iscrizione al suo amato Ordine, di cui è stato anche presidente per due mandati tra gli anni Novanta e i Duemila nonché presidente del Consiglio di Disciplina: «Le sue doti umane e professionali hanno contribuito alla valorizzazione della figura dell'architetto nella nostra società in ambito nazionale e internazionale» gli fa eco Teresa De Montis, attuale Presidente della Federazione degli Ordini APPC della Sardegna, allora alla guida dell'Ordine cagliaritano: «A lui va tutta la mia gratitudine per aver messo a disposizione mia e dell'Ordine, con enorme generosità e grande professionalità, tutta la competenza di un professionista di altissimo livello».

La folgorazione per la professione di architetto, per Zedda arriva quando, tra il '46 e il '48, visita una mostra allestita a Cagliari, dedicata agli edifici del grande Frank Lloyd Wright. Quegli esempi di architettura organica gli instillano la passione e il desiderio che lo porteranno a laurearsi all'Università La Sapienza di Roma. In quel periodo trascorso tra la Capitale e Cagliari entra a far parte del “Gruppo di Iniziativa”, movimento artistico e di avanguardia nato dalle macerie di “Studio '58”, che promuoveva l'impegno democratico e autonomistico della cultura in Sardegna. Qui conosce e stringe una profonda amicizia con Primo Pantoli e Gaetano Brundu con i quali opera in maniera determinante per la nascita della pittura contemporanea nell'Isola. Tra le frequentazioni di Zedda si annovera anche quella con Peppino Fiori che nel 1970 è testimone delle sue nozze con la compagna di tutta la vita Giovanna Ravasio. «Oltre a lei, oggi lascia i figli Maria Paola e Roberto con la moglie Rossella e la piccola Beatrice a cui va il cordoglio di tutti i colleghi» conclude Casciu.

BREVE BIO

Con la sua famiglia è costretto all'età di 10 anni ad abbandonare Cagliari bombardata per trasferirsi a Tiana. È proprio qui che i suoi occhi di bambino scoprono e rimangono affascinati dal rapporto tra le architetture e la natura. Ed è qui che con tutta probabilità nasce anche la sua passione più grande, quella per la montagna e l'Himalaya dove alla tenera età di 80 anni si cimenta in uno dei trekking più affascinanti al mondo. Ma è soprattutto il tempo che da bambino ha trascorso a osservare come gli animali organizzano i loro spazi a far nascere in lui le prime idee sulla concezione “dell'abitare”.

Dopo un periodo di collaborazione presso lo studio dell’Arch. Sacripanti, indirizza la sua attività nella progettazione di opere pubbliche. Tra queste sono sicuramente da menzionare la Casa del Portuale di Dovadola (1970), che inaugura una fase importante della sua carriera, commissionata dal Ministero della Marina Mercantile, il gruppo di edifici del Porto Industriale di Oristano (1974-75) e la Casa dello Studente di Oristano (1976-77).

Tra i concorsi internazionali partecipa con Paolo Marconi, Paolo Portoghesi, Vittorio Gigliotti al Concorso per il Teatro Lirico di Cagliari. Il progetto viene pubblicato nelle più importanti riviste nazionali e internazionali tra cui L’Architecture d’Aujourd’hui, e in testi miliari quali L’Architettura Pratica di Pasquale Carbonara. Nel 1987 progetta il restauro del Palazzo del Municipio di Cagliari, di cui dirige i lavori. In seguito a tale esperienza torna definitivamente nel capoluogo sardo dove prosegue la sua ricerca sui materiali ristrutturando Palazzo Amat in Piazza Indipendenza e gli edifici di via Canelles nel quartiere di Castello, oltre al Municipio di Belvì.

A Roma negli anni Ottanta progetta e segue il restauro di edifici storici tra cui un palazzo in via del Governo Vecchio. In ambito urbanistico, progetta il Piano di recupero del quartiere Stampace Alto di Cagliari. Nel 2005 fonda con il figlio Roberto Zedda e con un nucleo stretto di collaboratori “G.R. Zedda Associati”, con cui realizza in anni recenti il Centro Servizi per le Imprese di Selargius, il restauro del Complesso ex Ina a Bengasi, la predisposizione del restauro degli edifici del complesso minerario di Monteponi, oltre a diversi edifici scolastici tra cui, ultimo, il complesso scolastico di Villasimius. Con il figlio, si occupa del restauro del Castello medievale Massimo ad Arsoli.

I suoi lavori sono pubblicati su testi e riviste nazionali e internazionali come Casabella, L’Architecture d’au jourd’hui, L’Architettura cronaca e storia di Bruno Zevi, L’Architettura Pratica di Pasquale Carbonara, L'Industria delle costruzioni, Progettare, il Trattato di restauro architettonico di Giovanni Carbonara. Tra gli anni Novanta e i Duemila è stato presidente dell’Ordine degli Architetti della Sardegna per due mandati.

Tra i premi e i riconoscimenti si ricordano la Medaglia d’oro al Premio Internazionale S. Valentino e la Menzione speciale dell’Istituto Romano dei Beni Stabili e se gli si domanda qual è secondo lui l'opera architettonica più importante al mondo, dopo una vita passata a progettare edifici edifici risponde sicuro: «Il Palazzo del Potala, uno dei grandi monasteri buddisti presenti a Lhasa, capitale del Tibet, perché sintetizza in maniera perfetta il rapporto tra uomo, architettura e natura».