In Sardegna

Biomarkers tumorali, scoperto a Cagliari un marcatore per il cancro delle vie biliari

 

Ricercatori 

CAGLIARI. Scoperto a Cagliari un marcatore per il cancro delle vie biliari. 

I ricercatori coordinati da Patrizia Zavattari hanno depositato la richiesta di brevetto per il “saggio” da utilizzare nei trial clinici. Il lavoro, condotto in sinergia con gli oncologi medici guidati da Mario Scartozzi e con altri atenei, è stato pubblicato dal British journal of cancer.

Ricerca in sinergia: quando il gioco di squadra fa la differenza. L’ultimo numero del British Journal of Cancer, rivista internazionale del gruppo Nature e sorta di bibbia accreditata del settore, contiene un servizio che mette

in luce le potenzialità dei ricercatori isolani. Uno spirito di servizio volto alla salute dei cittadini, capace di aprire

ulteriori frontiere connesse alla prevenzione, alla cura e all’assistenza dei malati. Insomma, un gran bel colpo.

Pubblicato nella sezione “Molecular Diagnostics” con il titolo “Hodx8 hypermethylation as a fully sensitive and

specific biomarker for biliary tract cancer detectable in tissue and bile samples” (Identificazione di un nuovo

biomarcatore per i tumori delle vie biliari), il lavoro è frutto di una collaborazione multidisciplinare fondamentale per

vincere questo genere di sfide. Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione di Sardegna e dalla Regione Sardegna.

Filiera di competenze, passione e intuizioni. Patrizia Zavattari (docente di Biologia applicata e responsabile del

laboratorio di Biologia molecolare, genomica ed epigenomica-dipartimento Scienze biomediche) ha coordinato il

gruppo dei ricercatori. Dietro il lavoro si cela una pregiata filiera di competenze, abnegazione e intuito che si è rilevata

vincente. “Abbiamo processato e analizzato i campioni raccolti dai colleghi clinici, individuando nel genoma

un’alterazione nel Dna dei tumori delle vie biliari che ne permette l’identificazione con sensibilità e specificità del cento per cento”, spiega la professoressa Zavattari. Dunque, senza falsi negativi né falsi positivi e un’efficienza al di sopra di qualsiasi metodo noto o utilizzato nella diagnosi di questi tumori. “Le analisi sono state condotte da Eleonora Loi durante il suo dottorato di ricerca in Medicina molecolare e traslazionale, con la mia supervisione e in co-tutela con il collega Sergio Alonso, del “Program of predictive and personalized medicine of cancer”, del “Germans Trias i Pujol research institute” di Badalona in Spagna” precisa la vice presidente della facoltà di Biologia e farmacia.

Biologia molecolare e oncologia medica, intesa perfetta. Alla ricerca ha preso parte anche l’équipe di Mario

Scartozzi, ordinario di Oncologia medica all’Università di Cagliari. Una collaborazione che si è rivelata preziosa e

foriera di proficui accorgimenti in corso d’opera. Una buona pratica e un esempio di come si possa cogliere l’obiettivo

con il confronto, la collaborazione e la condivisione scientifica e operativa. “La scoperta è stata validata in centinaia di campioni, in parte online, in parte resi disponibili dagli specialisti Andrea Casadei Gardini e Matias Avila con i

rispettivi team, afferenti alle Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e di Navarra in Spagna. Il disegno di un

apposito algoritmo, denominato Tastopal, ideato da esperti di machine learning, Cesare Zavattari e Alessandro

Tommasi, ha permesso di prioritizzare le alterazioni identificate e selezionare le più informative, da testare in un dataset di validazione. “Il saggio, per il quale abbiamo depositato brevetto, è stato già testato per il raggiungimento del risultato finale pubblicato. Su questo fronte siamo grati per la disponibilità tecnica e strumentale al gruppo coordinato da Elisabetta Ferretti, docente alla Sapienza di Roma” rimarca Patrizia Zavattari.

Strumenti efficaci per la diagnosi precoce. “Parliamo di un’alterazione non nella sequenza del Dna, ovvero non si tratta di una mutazione genetica, ma nelle modifiche chimiche che la molecola del Dna subisce e che definiamo

alterazioni epigenetiche. In questo caso - aggiunge la professoressa Zavattari - l’apposizione anomala di gruppi metile in una regione associata al gene Hoxd8, importante per lo sviluppo tissutale. Il processo che ha portato a una simile scoperta ha richiesto il coordinamento di uno studio multicentrico e multidisciplinare, in cui molteplici competenze si integrano con un unico obiettivo: quello di garantire ai pazienti strumenti efficaci per la diagnosi precoce ed una migliore definizione della prognosi di tumori particolarmente aggressivi come quelli che colpiscono le vie biliari.

E così, a partire dall’intero genoma, analisi bioinformatiche e biostatistiche mirate, ci hanno permesso di selezionare

alcune decine di alterazioni. Queste analisi sono state condotte dalla dottoressa Loi”.