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Centenario di Maria Lai, a Sant'Antioco la performance di Daniele Ledda

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SANT'ANTIOCO. Sarà l’isola di Sant’Antioco a ospitare l’anteprima di “Tessere”, la manifestazione organizzata dall’associazione Ottovolante Sulcis in collaborazione con TiConZero, per celebrare il centenario della nascita dell’artista sarda Maria Lai, che ha fatto del ricamo e dell’uso di fili e tele gli strumenti per una reinterpretazione dell’arte tessile. Un festival interamente dedicato alla tessitura nell’arte: è su questo comune denominatore che nasce il festival “Tessere”, che vivrà la sua prima edizione nel corso del 2020, con l’obiettivo di legare l’opera e l’eredità dell’artista di Ulassai (scomparsa nell’aprile del 2013) a quella di artisti e artigiani contemporanei che hanno dedicato la loro ricerca alla creazione di nuovi intrecci artistici.

Lunedì 30 dicembre alle 18 nel corso Vittorio Emanuele 31 andrà in scena la performance e installazione “Chordophonie”, realizzata appositamente per il festival dal musicista e performer Daniele Ledda. Un’opera che unisce il suono, l’azione e la visione nell’uso di un pianoforte aumentato attraverso la moltiplicazione delle corde. La moltiplicazione del suono è sia reale, con le corde aggiuntive che si irradiano all’esterno facendo vibrare quelle interne, sia digitale, con la virtualizzazione del suono. Oltre che nel modo ordinario, lo strumento verrà suonato in maniera diffusa, pizzicando e suonando con l’arco le corde esterne. La presenza di corde interne, esterne e di fili elettrici è un riferimento all’opera di Maria Lai, pensato dall’artista cagliaritano per stabilire una connessione tra l’arte sonora e quella tessile.

Negli spazi dell’evento sarà possibile visitare l’opera tessile “Monolith”, a cura di Acid Pillow. Si tratta di un lavoro che celebra 30 musicisti, compositori ed esecutori, padri del free jazz, diramazione del genere di matrice afroamericana da cui origina il suo nome, caratterizzato da un fermento musicale dirompente che ha segnato in maniera indelebile il jazz più politico e radicale tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Il free jazz è rappresentato dal monolite, colorato e incastonato in un propagarsi di onde cosmiche attraverso cromatismi psichedelici. Il concetto di cromatismo, proveniente dal linguaggio musicale, è la chiave per interpretare il genere in questione come una musica monolitica, ostinata, libera, che si distacca dal mainstream. Nel free jazz, la tecnica assume un ruolo fondamentale per mettere in musica le battaglie di personaggi seminali, come Martin Luther King e Malcom X. Trenta monoliti, unici e irripetibili, giganti su cui si fonda una rivoluzione che ancora oggi ci indica una strada libera. L’ingresso all’evento è gratuito.

Daniele Ledda è un artista sonoro e visivo, docente, performer e sperimentatore che vive e lavora in Sardegna, dove insegna Musica Elettronica al Conservatorio di Cagliari e Computer Music alla Scuola Civica di Musica di Cagliari. Dal 2018 è direttore artistico dell’Associazione Ticonzero. È interessato al rapporto con le arti visive, e realizza ambienti sonori per mostre d’arte e installazioni video. Ha al suo attivo varie composizione originali per la danza contemporanea. Negli ultimi anni sta esplorando l’esperienza della filosofia nella pratica delle arti contemporanee, attraverso la creazione di lavori che coordinano la scrittura, la parola, la visione e l’ascolto come il docu-fiction Six Memos, ispirato alle Lezioni Americane di Italo Calvino. È attivo come solista al campionatore e in svariate formazioni. Ha collaborato, tra gli altri, con Marcus Stockhausen, Llorenç Barber, David Moss, Henning Frimann, David Shea, Otomo Yoshihide, Marco Cappelli, Marc Ribot, Elliott Sharp, Eric Bogosian, Jim Pugliese. Dal 2012 porta avanti il progetto di composizione istantanea e improvvisazione guidata Snake Platform.

Acid Pillow è il moniker dietro cui si cela Daniele Deidda, instancabile ricercatore e agitatore musicale, Dj e speaker radiofonico degli anni '90. Da tempo vive una nuova forma espressiva in cui i cuscini da lui realizzati divengono tavole pittoriche che rivelano la sua estetica musicale, maturata nel corso di una vita di ascolti e inseguimenti avventurosi. La tecnica utilizzata è quella del patchwork, una sorta di taglia e cuci che in letteratura ricorda il cut up di Burroughs, mentre in ambito musicale si richiama al cutting dj's e alla composizione tramite sample; piccole porzioni di tessuto che, proprio come i campioni, si uniscono per comporre un'opera più grande e significativa.