Culture

Tonino Casula fa 90: "Le mie opere con data di morte programmata. O forse no"

Tonino Casula

Tonino Casula in una bella foto tratta da CagliariArtMagazine

CAGLIARI. Oggi 24 giugno 2021, Tonino Casula, un grande artista sardo contemporaneo,  compie la bellezza di 90 anni e  ci fa un bel regalo. Una riflessione intima e profonda con cui ci parla della difficoltà del fare arte e avanguardia in Sardegna, parla di obsolescenza o  persistenza dell'opera d'arte nel tempo, rapportando le sue opere, sia quelle "materiali" del suo primo periodo di produzione artistica che quelle "immateriali" di video arte digitale più recenti,  alla solidità  immarcescibile delle pietre di Pinuccio Sciola, altro nostro grande artista purtroppo recentemente scomparso.

Prima di ospitare, con grande piacere, questo suo intervento che riporto integralmente subito sotto ritengo doveroso offrire, per chi non lo conoscesse, alcune brevi note biografiche di Tonino Casula.  Ma non dovrete rivolgere il vostro sguardo solo al passato di questo artista perché la ricerca e il percorso artistico di Tonino Casula  sono andati avanti, senza sosta, durante questi ultimi 60 anni e proseguono ancora oggi dato che lui lavora, imperterrito ogni giorno, nel suo studio in Piazzetta San Domenico. 

Per farvi un'idea delle sue produzioni digitali più recenti vi invito a visitare il suo sito web:  toninocasula.net  e il suo canale youtube

NOTE BIOGRAFICHE:

Tonino Casula è un grande e riconosciuto artista visivo. Nasce a Seulo il 24 giugno del 1931.  Inizia il suo percorso artistico a Cagliari e nel sud Sardegna, realizzando  opere murarie dal forte impatto visivo. Negli  anni sessanta e settanta si avvicina all'avanguardia artistica e all'arte contemporanea e realizza molte opere sperimentali che partono dalla pittura per approdare all'utilizzo di materiali  e tecniche affini alla Optical Art e alla Pop Art

E' stato uno dei fondatori  del  Gruppo Transazionale   e molte delle  sue opere hanno fatto parte di decine di mostre in tutta Italia e all'estero.  Nonostante il grande successo e la notorietà raggiunte allora con  opere d'arte "materiali" però  Tonino non si ferma e prosegue instancabile la propria ricerca artistica e visionaria.  Pensate che nel lontano  1988, quando la maggior parte dei giovani artisti visivi contemporanei probabilmente non sapeva manco accendere un computer lui, a 55 anni suonati, resta affascinato dalla "computer graphic" appena agli albori e decide di abbandonare totalmente qualsiasi forma di pittura o di utilizzo di materiali artistici per creare opere "digitali" e totalmente immateriali di Computer Art.

Tra la fine degli anni ottanta e gli anni novanta elabora al computer le prime animazioni grafiche e, negli anni seguenti, crea le sue Diafanie (dei video realizzati con la proiezione alternata su un unico spazio, gestita da due proiettori di diapositive, di immagini elaborate al computer) e quelli che lui definisce  Cortronici 2D, ovvero "cortometraggi elettronici bidimensionali" realizzati al computer e orientati verso il cinema astratto. 

Nei primi anni del 2000, con l'avvento di migliori tecnologie informatiche, Tonino trasforma i suoi Cortronici rendendoli tridimensionali, da vedere con occhiali anaglifi rosso ciano o collegando o  il computer ai primi televisori o monitor 3D. 

Altro importantissimo  elemento di ricerca artistica  che caratterizza i video e i  cortronici  sono le colonne sonore, musiche frutto di contaminazione tra arti digitali ed elettroniche diverse ma vicine. I cortronici di Tonino Casula hanno infatti sincronismi video, appositamente creati dall’autore, che si accoppiano naturalmente ai BPM delle loro musiche originali. Tutti i lavori sono il frutto di collaborazioni importanti con tanti musicisti della  scena elettronica italiana. Ed è importante notare come, in questi ultimi trenta anni siano innumerevoli le presenze delle opere immateriali e dei video realizzati da Tonino Casula, a  mostre, performance, concerti e installazioni museali o ambientali, in Italia e all'estero.

 

INTERVENTO DI TONINO CASULA

Al compimento del mio 90° compleanno, che fa cifra tonda e qb. (quanto basta), arrivo a una riflessione tanto banale quanto melanconica.  Nasce dal ricordo di una cinquantina di anni fa, quando realizzai un’intervista a Pinuccio Sciola per Radio 24 ore.  Fuori onda, strafatti di vino, ci immergemmo allegramente in un dibattito sulla capacità di memoria che, nel tempo, i nostri rispettivi oggetti artistici avrebbero conservato di noi due. Pinuccio sosteneva che i suoi l’avrebbero conservata molto più a lungo dei miei, perché nulla dura più della pietra. 

Aveva ragione. Infatti, per costruire i miei, io avevo ripudiato tele, tempere, oli e acquerelli, troppo carichi semanticamente di un passato fastidioso, preferendo materiali come il plexiglass, la plastica autoadesiva, il cloruro di polivinile e le vernici nitro acriliche, che parlavano la lingua del presente.  Aveva ragione lui  perché, già allora, mentre noi due disputavamo sul tempo, alcuni dei miei materiali erano già entrati in un inarrestabile processo di obsolescenza: alcune delle plastiche autoadesive cominciavano ad accorciarsi, i famosi pallini a staccarsi. 

Optical Art di Tonino Casula

Opera di Optical Art realizzata da Tonino Casula

Non c’è dubbio: le pietre di Pinuccio durano più a lungo, mentre i miei oggetti possono conservare la mia memoria per tempi ristretti e solo se protetti, posto che conservare la mia memoria rappresenti davvero un desiderio irrefrenabile del mondo e non una forma non tanto nascosta della mia vanità. 

Comunque sia, per farli durare più a lungo, hanno bisogno non solo di cure, ma anche di essere amati e, in ogni caso, conservano la memoria di un Tonino Casula che non c’è più, un Tonino Casula che, 30 anni fa, imboccava un sentiero dove una diversa e impalpabile materialità dava vita ai suoi oggetti in forma di diafanie e di cortronici. Ciò avveniva con una potenza di fuoco creativo mai provata prima, una potenza creativa moltiplicata dal “cretino veloce” come molti di noi chiamavano affettuosamente il computer, la cui presenza era ormai diventata pervasiva, per quanto non lo fosse ancora la rete. 

Eccomi all’aspetto melanconico della mia riflessione. Gli oggetti che producevo e ancora produco, per manifestarsi nella loro immaterialità, necessitano di supporti tecnologici che, purtroppo, sin dalla nascita sono destinati a un’obsolescenza programmata, cioè nascono con la data di morte incorporata: allo stato attuale, sono morti i proiettori multivideo per diapositive, indispensabili per le diafanie, sono morte le stesse diapositive (i giovani non sanno neppure cosa siano) e anche le pellicole fotografiche per crearle se ne sono andate.  Io stesso, a causa di quei supporti, mi sono trasformato in un artista obsoleto, obsolescente in progress, con la data di morte artistica incorporata. 

Una delle prime opere di video arte digitale realizzata dall'artista nel 1989

Meno male che ho provveduto a digitalizzare le mie diafanie, così possono essere viste nella rete, forse per sempre, come le pietre di Pinuccio. 

O forse no, perché anche la rete, chi può dirlo, a sua volta potrebbe diventare obsoleta. Certo non si possono vedere nei musei, perché chi vuoi che abbia pensato a munirsi di proiettori multivision che quando si bruciavano le lampade, già allora, non si sapeva come sostituirle, anch’esse progettate con la data di morte programmata. Oppure sì, qualcuno che ci ha pensato c’è, chi sa, mi rifiuto di credere che proprio nessuno ci abbia pensato. Meno male che le ho digitalizzate.  Anche i cortronici, venuti dopo, si possono vedere nella rete. Forse per sempre, forse no. Quelli tridimensionali sicuramente ancora per poco e solo da chi possiede un televisore 3D, sempre sperando che non si guasti, perché i televisori di quel tipo hanno già concluso la loro obsolescenza, uscendo definitivamente dalla produzione.

Non so se esistono musei nel mondo, la cui lungimiranza permetta ad artisti come me di non morirsene mentre sono ancora vivi in carne e ossa. Certo, non esistono nella mia città. Nella mia città, gli “addetti” sembrano pensare solo a forme d’arte a cui bastano muri, chiodi e piedistalli per mostrarsi.

Un po’ mi dispiace che i giovani rampanti, quelli palestrati all’arte dall’Università e che circuitano intorno alla Galleria comunale, forse in attesa di sostituire gli “addetti” con la vincita di un concorso a punti, spinti da un pur tiepido refolo rivoluzionario, non abbiano ancora innalzato cartelli di protesta per la mancanza di un televisore 3D in Galleria: …un piccolo passo per l’uomo… (com’è che diceva l’astronauta?).

 TONINO CASULA (24 giugno 2021)