UTA. "Siamo disponibili a fare il nostro dovere, ma non a ospitare un numero di detenuti 41bis che non è sostenibile né dalla nostra economia né dalla nostra sicurezza". A parlare è la presidente della Regione Alessandra Todde, a margine dell'incontro pubblico di stasera organizzato dall'amministrazione comunale di Uta sul trasferimento nel carcere di Uta di detenuti al 41bis.
Decine di persone, tra cittadini e autorità, si sono presentate oggi al municipio: tra gli altri, presenti la presidente della Regione Alessandra Todde, ma anche il sindaco della città metropolitana di Cagliari, Massimo Zedda e il sindaco di Uta Giacomo Porcu.
"Le infiltrazioni mafiose? Sono un dato di fatto. Abbiamo progetti molto importanti che stanno vedendo la luce in Sardegna e abbiamo la necessità di non dover tenere contesti propri di altre regioni", continua Todde.
"Nordio si è impegnato a non fare passi ulteriori", ha detto Todde, "ma è indispensabile parlarne e che tutte le posizioni vengano rispettate. Sappiamo che questi spostamenti di detenuti comportano anche che il fatto che si spostino contesti e per questo siamo preoccupati. Vogliamo essere responsabili ma allo stesso tempo tutelare la nostra economia. Oggi sarà un’occasione per ascoltare la voce di tutti: non ci vogliamo prestare a scelte unilaterali".
Todde punta poi sulla questione sanitaria: "Abbiamo un problema sulla sanità carceraria, figuriamoci quello che succederebbe se in contesti già in sofferenza aumentasse il numero di detenuti che devono accedere a queste cure".
Stando a quanto citato nel corso dell'incontro, la Sardegna sarà la regione con più detenuti al 41 bis in Italia.
Le parole della presidente del Tribunale di sorveglianza di Cagliari
Durante l'incontro è interrvenuta la presidente del Tribunale di sorveglianza di Cagliari, Maria Cristina Ornano:
"Saremo la Regione con più detenuti al 41 bis in Italia e nessuno di questi è sardo", ha detto.
"Noi dobbiamo pagare per dei carcerati che non sono sardi", ha affermato ancora. "Serve un ufficio a Oristano per poter amministrare risorse giudiziarie", ha aggiunto la presidente.
"La sanità penitenziaria da qualche tempo è sulle spalle della Regione. L'arrivo di questi detenuti apre a infiltrazioni mafiose. Non saranno detenuti detenuti decennali, ma carcerati freschi, ancora collegati all'esterno", ha preciisato Ornano.
"C'è il rischio che arrivino le loro famiglie. E poi la compenetrazione tra la criminalità locale e quella organizzata", ha aggiunto ancora.










