CAGLIARI. Aveva la febbre a 38. È andato al pronto soccorso del Santissima Trinità alle 17 di ieri. A mezzanotte, dopo sette ore, il responso: positivo al coronavirus. È un trentaduenne originario della Puglia ma residente a Cagliari uno dei nuovi contagiati che entreranno nella conta ufficiale nel bollettino di oggi, 21 agosto, dell'unità di crisi della Regione. Per lui è stato disposto il ricovero nel reparto Infettivi. E questa mattina nell'area "grigi" dell'ospedale di Is Mirrionis - lo spazio nel quale vengono tenuti i sospetti casi Covid - ci sono altri due pazienti con sintomi compatibili. Uno, stando a quanto emerge, è stato spedito al Santissima Trinità dal medico di famiglia: aveva tosse e catarro da una settimana, con qualche linea di febbre. Ora è in attesa dell'esito del tampone.
Ed ecco che saltano tutte le regole che diligentemente erano state seguite durante il periodo più duro del'epidemia. "Se avete la febbre non andate al pronto soccorso", era una delle semplici quanto opportune raccomandazioni. Tutto dimenticato. Anche da chi dovrebbe costituire il primo filtro verso gli ospedali: il medico di famiglia avrebbe dovuto suggerire l'autoisolamento e contattare l'unità di crisi locale (Ucl) per segnalare il caso. Da qui sarebbero partite le procedure per eseguire il tampone a domicilio, in sicurezza.
Invece il pronto soccorso del Santissima Trinità è di nuovo sotto pressione. E le postazioni per l'isolamento dei sospetti non bastano: aumenta il rischio che un potenziale infetto venga a contatto con operatori sanitari e altri pazienti, che in questo periodo continuano ad affluire nella struttura. Perché altre patologie e infortuni continuano a imperversare. Non c'è più la paura di andare in ospedale che aveva alleggerito il carico nei mesi primaverili. Un'emergenza, tra le altre, della quale si discuterà durante una riunione dell'Ucl convocata per questa mattina: parteciperanno i massimi vertici operativi della sanità sarda.