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CAGLIARI. Si riaccende la polemica per il possibile arrivo di 92 nuovi detenuti appartenenti alla criminalità organizzata al carcere di Uta, come previsto dalla proposta del ministero della Giustizia.
Infatti, questa mattina una delegazione dell’associazione Liberu si è riunita davanti alla sede del Provveditorato regionale dell’Amministrazione Penitenziaria della Sardegna per esprimere il suo dissenso. La proposta del ministero della Giustizia non trova ancora ufficialità, ma visto il proseguire dei lavori nel padiglione destinato ad accogliere i detenuti sottoposti al regime del 41-bis, all’interno del carcere di Uta, sembra diventare realtà. Ciò che preoccupa i manifestanti è che la presenza di questi detenuti nell’isola possa avere delle ripercussioni sul territorio.
“La cosa peggiore è che questo tipo di detenuti si porta appresso le famiglie che si radicano in questo territorio e che, quindi, trasportano un fenomeno di un’altra regione che in Sardegna non esisteva. Nel nord dell’isola lo hanno già fatto, intorno al carcere di Bancali, e la stessa cosa accadrà qui”, fa sapere la segretaria nazionale di Liberu Caterina Tani.
Per la garante regionale dei detenuti Irene Testa, che ha preso parte al sit-in di questa mattina, ciò che preoccupa è la situazione sanitaria e strutturale del carcere, non pronto ad accogliere altri 92 detenuti. Una situazione che porterebbe ad un sovraffollamento all’interno del carcere. Un problema che si aggiunge ad un altro già esistente: la carenza di personale tra le forze di polizia penitenziaria. “Non siamo nelle condizioni di poter accogliere altri 92 detenuti. A Uta manca tutto, mancano persino i farmaci che spesso vengono portati dai familiari dei detenuti. Gli agenti sono stremati per i turni di lavoro che sono costretti a fare nelle sezioni a Uta. Delle volte ci sono anche pochi agenti nelle varie sezioni e quindi mi chiedo da dove arriveranno le forze necessarie per garantire la sicurezza? Io credo che la Sardegna non possa diventare l’isola del turismo penitenziario”, spiega Testa.