CAGLIARI. La Rusal, società russa produttrice mondiale di alluminio, ha fatto sapere che non metterà più a disposizione le risorse per Eurallumina: il rischio è che vengano persi 300milioni di euro di investimenti per lo stabilimento di Portovesme.
Le sigle sindacali di Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec non ci stanno e per questo si sono riunite, insieme ai lavoratori di Eurallumina, per un sit-in di protesta, questa mattina davanti alla sede della Prefettura a Cagliari. “Sono stati fatti quattro protocolli d’intesa e nessuno di questi è stato approvato, ora siamo arrivati al capolinea – spiega Nino D’Orso, segretario regionale Femca Cisl – C’è l’ultimo dpcm Energia che sarebbe dovuto essere approvato già da due anni, ci auguriamo che questo venga sottoscritto affinché si tolgano perlomeno i problemi tecnici. Una volta risolti questi magari anche l’azienda vede che c’è volontà e fiducia da parte della politica per metterla in condizioni di ripartire”.
Eurallumina, intanto, ha dichiarato di disporre, ad oggi, un quantitativo di risorse tali da poter garantire solamente un massimo di due mesi di operatività. Per questo, se la situazione non dovesse sbloccarsi, verrebbero messi a rischio diversi posti di lavoro. “È un azienda immobilizzata che non può svolgere neanche l’operatività quotidiana” ha detto il segretario regionale di Uitec Pierluigi Loi
“Sono a rischio 190 lavoratori che dal 31 di ottobre sarebbero licenziati perché la Rusul ha già dichiarato che vuole chiudere i rapporti con l’Italia, nonché la zona del Sulcis Iglesiente”, afferma D’Orso.
La richiesta di lavoratori e sindacati? Ricevere lo stesso trattamento delle altre aziende associate di Eurallumina in Irlanda, Svezia e Germania da parte della Rusal, dove non è stato proclamato nessun congelamento delle azioni. “Su situazioni simili nel resto dell’Europa, Rusal non ha attuato nessun tipo di congelamento delle azioni. Due pesi e due misure che danneggiano il nostro territorio”, fa sapere il segretario Filctem Cgil della Sardegna sud occidentale Emanuele Madeddu.