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PALERMO. "Non ci siamo mai conosciute. Ma porto il tuo nome con orgoglio. È il mio modo per restituire il coraggio che mi hai lasciato in eredità". Ha parlato oggi nel giorno dell'anniversario della strage di via D'Amelio la nipote di Emanuela Loi, la poliziotta sarda che perse la vita il 19 luglio del 1992 insieme al giudice Paolo Borsellino e agli altri agenti di scorta. Alla caserma Pietro Lungaro, i caduti sono stati commemorati con la deposizione di una corona d’alloro.
Loi era tornata a Palermo dalla Sardegna il 17 luglio. Aveva la febbre, ma non volle restare a casa: “Non voleva che un collega perdesse le ferie per coprire il suo turno. Forse fu incoscienza, forse coraggio. Ma soprattutto senso del dovere.
A portare avanti la sua memoria oggi è la nipote Emanuela, diventata agente di Polizia come la zia, e che porta anche il suo nome. Si chiama proprio come lei: Emanuela Loi.
E in questo giorno di memoria le ha scritto una lettera: "Il tuo nome, che porto con orgoglio, è un costante promemoria del tuo coraggio e della tua dedizione alla giustizia. La tua storia, il tuo sacrificio mi hanno insegnato l'importanza di lottare per ciò che è giusto, anche di fronte alle difficoltà. Mi chiedo se avremmo avuto gli stessi interessi, se avremmo riso insieme delle stesse cose. Il pensiero di non aver potuto condividere questi momenti con te è un dolore che non riesco a descrivere. Lavorare nella Palermo dei primi anni Novanta non era un incarico qualunque. Manuela non l'aveva scelto, avrebbe voluto essere assegnata nella sua Sardegna, ma si adeguò. Tornò a casa anche nei terribili 57 giorni tra l'attentato al giudice Falcone e la strage di via D'Amelio Manuela era tornata a Palermo dalla Sardegna il 17 luglio. Aveva la febbre, la mamma le aveva detto di restare a casa, in malattia, ma lei no, non voleva che qualche collega dovesse rinunciare alle ferie per colpa sua. Non erano in molti a voler fare quel servizio. Manuela invece non si tirava indietro, forse per coraggio, forse anche per incoscienza, ma forse soprattutto, per una cosa molto più semplice e tanto più potente: il senso del dovere. Spero che, in qualche modo, tu sia orgogliosa di me. Grazie per avermi ispirato a essere una persona migliore. Con affetto, tua nipote Emanuela".