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CAGLIARI. "Per tornare nel punto esatto dove fu ritrovata Manuela , abbiamo dovuto attendere tre mesi per ottenere:
- l’autorizzazione del Pubblico Ministero
- quella del Comune
- e il permesso della ditta Cualbu". Lo denunciano sul gruppo social "Giustizia per Manuela Murgia" le sorelle della ragazza trovata senza vita a Cagliari nel 1995.
"Con divieto assoluto di fotografare, di allontanarci dal punto del ritrovamento, sotto sorveglianza continua di impiegati comunali e aziendali", continuano.
"Nemmeno un fiore ci è stato concesso di lasciare.
Nel 1995, poco distante dal corpo, c’era scritto: 'Territorio Armato'.
Oggi, nello stesso luogo, appare la parola: 'Bugone' – in sardo: spione, delatore.
Sarà anche una bravata, ma è una vergogna", si legge ancora sul post.
E se questa scritta avesse uno scopo, un’intenzione precisa…
Sia chiaro: Avete provato a tappare la bocca a Manuela. Non ci riuscirete con la nostra", aggiungono.
"Ci teniamo a ringraziare tutte le persone che in questi ultimi anni, hanno mostrato grande coraggio, l’abbandono di quella sensazione di indifferenza e di omertà, che ha contribuito a ricostruire gli ultimi giorni di Manuela, e grazie a chi ha avuto un coraggio superiore: Chiudere quel cerchio”.