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LIVORNO. I carabinieri hanno eseguito nelle province di Nuoro, Pisa e Bologna le ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 11 persone, tutte di origine sarda e di età compresa tra i 33 e i 54 anni. Gli arrestati sarebbero i responsabili dell'assalto al portavalori sull'Aurelia del 28 marzo scorso.
Si tratta di Alberto Mura (classe 1985), residente a Ottana; Antonio Moni (1979), domiciliato a Castelnuovo Val di Cecina; Francesco Palmas (1980), di Jerzu; Francesco Rocca (1978), di Orotelli; Franco Piras (1979), residente a Bari Sardo; Giovanni Columbu (1985), di Ollolai; Marco Sulis (1989), domiciliato a Villagrande Strisaili; Nicola Fois (1992), di Girasole; Renzo Cherchi (1986), residente a Irgoli; Salvatore Campus (1974), di Olzai; Salvatore Giovanni Antonio Tilocca (1980), di Ozieri e residente a Bottidda. È invece indagato a piede libero Antonio Stochino (1978), di Arzana: per lui il giudice ha rigettato la richiesta di misura cautelare avanzata dalla Procura di Livorno.
Gli undici sono ritenuti responsabili, a vario titolo e in concorso tra loro, di rapina pluriaggravata, detenzione e porto in luogo pubblico di diverse armi da guerra, munizioni da guerra, esplosivo e armi comuni da sparo, furto pluriaggravato e ricettazione.
Durante il colpo, i banditi, con il volto coperto da passamontagna, avevano usato dell'esplosivo per aprire due furgoni portavalori che avevano bloccato, dando poi fuoco ai mezzi, per poi sparare anche diversi colpi in aria. Dal video ripreso da alcuni testimoni si sentiva distintamente l'accento sardo dei criminali.
Il blitz che ha portato agli arresti ha visto il coinvolgimento di oltre 300 militari, con la partecipazione del Ros, del Gis (Gruppo Intervento Speciale), del 1° Reggimento Paracadutisti 'Tuscania', degli Squadroni Eliportati 'Cacciatori' di Sardegna e Sicilia, dei Nuclei Elicotteri di Pisa ed Elmas, dei Sos dei Battaglioni 'Toscana' e 'Sardegna' e del Nucleo Cinofili di Firenze.
Il gip del Tribunale di Livorno ha disposto la custodia cautelare in carcere per tutti gli indagati, sottolineando la loro "spiccata pericolosità" e capacità organizzativa: erano riusciti a neutralizzare vigilantes armati e ad agire con precisione militare.
Gli inquirenti temevano che il gruppo fosse pronto a colpire di nuovo.