CAGLIARI. "La decisione del Governo di impugnare la legge regionale della Sardegna n. 12/2024 appare incomprensibile e contraddittoria". Così in una nota il Senatore sardo del Partito Democratico Marco Meloni in merito al rientro in servizio dei medici in pensione.
"Dal 2007 la nostra Regione si fa integralmente carico del fabbisogno sanitario sul proprio territorio, senza gravare sul bilancio dello Stato. Questo vuol dire che la Sardegna gestisce autonomamente il finanziamento della sanità, un peso rilevante, soprattutto considerando le specifiche difficoltà logistiche e demografiche di un'isola.
La legge regionale che il Ministro Calderoli ha proposto di impugnare mira a garantire la continuità assistenziale, evitando interruzioni di servizi essenziali per la nostra popolazione, particolarmente in un contesto insulare dove la sanità affronta delle sfide peculiari. Per essere più chiari, la norma che si contesta è quella che ha previsto la possibilità di richiamare i medici in quiescenza. Medici che, dopo aver servito la nostra comunità per anni, hanno deciso di tornare in campo per aiutare a fronteggiare l'emergenza sanitaria sull’isola e garantire la copertura delle cure primarie laddove vi siano carenze. Oggi un Ministro e un Governo ci dicono che sul benessere e la cura dei cittadini, sul diritto dei Sardi di avere un medico di base, prevalgono i loro pregiudizi e i loro formalismi burocratici.
È paradossale che questo stesso Governo si spenda in favore dell’autonomia differenziata e poi, quando essa è assegnata da decenni ad una Regione a statuto speciale, tenti di ridurne l'efficacia. Chiediamo dunque al Governo di fornire una giustificazione chiara su questa scelta, che sembra andare contro i principi stessi che dichiara di voler promuovere", aggiunge Meloni.
Il commento di Bartolazzi
“Questa è una misura è nata per coprire un’emergenza conclamata e grave con carenze di medici di medicina generale per migliaia di abitanti in alcuni territori. Si tratta di una misura necessaria per la Sardegna e l’impugnazione appare tanto più incomprensibile in quanto il reclutamento dei professionisti in pensione è previsto esclusivamente su base volontaria. In questo modo il Governo lede il diritto alla salute dei cittadini sardi, soprattutto di quelli risiedenti nelle aree più svantaggiate della nostra isola”, dice l'assessore regionale della Sanità Armando Bartolazzi.
La reazione del M5s
“Ieri nella seduta serale del Consiglio dei Ministri, il Governo ha deciso di impugnare la legge regionale sarda n.12 del 2024. La norma, approvata dal Consiglio regionale della Sardegna, consentiva il richiamo in servizio di medici di base in pensione fino al 31 dicembre 2024, con l’obiettivo di fronteggiare la grave carenza di personale medico. La Regione si è immediatamente attivata per predisporre una controdeduzione alle osservazioni del Governo, firmata e inviata tempestivamente. Questa decisione del Governo rappresenta un tentativo di restringere l’autonomia sarda in materia di tutela della salute che è una competenza che spetta alla Regione. La legge era finalizzata a garantire il diritto alla salute dei cittadini sardi, attraverso una risposta concreta alla carenza di medici di base. L’impugnativa contrasta con la sentenza n.16 del gennaio 2024, in cui la Corte ha riconosciuto che norme come quella impugnata rientrano nella competenza regionale in materia di tutela della salute e non - come afferma il Governo - nell’ordinamento civile che è esclusiva competenza statale. Oltre al lavoro che la giunta Todde sta facendo per cercare di risollevare la sanità sarda, siamo al fianco della Regione che si dichiara pronta a difendere in tutte le sedi opportune il proprio diritto di garantire servizi sanitari adeguati al popolo sardo”, così in una nota i parlamentari M5S sardi, Ettore Licheri, Sabrina Licheri, Emiliano Fenu e Susanna Cherchi.
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