CAGLIARI. Nel suo libro è zio Lorenzo, nella realtà zio Giovanni Serra, arrestato con l'accusa di tentato omicidio per aver sparato ("al tallone") a uno dei ladri che gli aveva appena rubato il fuoristrada nelle campagne di Ulassai, in Ogliastra. "Lui è il mio eroe deleddiano".
La lettura "romanzata" ma trasposta nel reale in un modalità di narrazione diversa da quella dei carabinieri che hanno arrestato lo zio e lo hanno condotto in carcere è della Grivel. Eccola,
"Immagina di avere sessantadue anni, vivi a Ulassai, hai studiato giurisprudenza. Ascolti Johnny Cash, sei stato presidente del GAL Ogliastra per circa un decennio, non hai mai mancato di dare opportunità di lavoro nella tua azienda florida e attenta al territorio, fai un tifo radicato e commosso del Cagliari da quando hai l'età per capire le dinamiche del calcio.
Hai il porto d'armi per usare il fucile da caccia. Sai com'è, le partite di caccia al cinghiale ti servono per gestire la tua campagna, fare esercizio fisico e a tener vivo lo spirito di coesione e disciplina con i tuoi compagni di battuta. Tra l'altro, quei cinghiali volentieri assaltano i tuoi terreni; una volta ti hanno anche divorato un improvvido asinello albino. A volte fai un po' della loro carne allo spiedo, ma solo di tanto in tanto, il medico te l'ha sconsigliata, così non è raro che, infine, ti risolva a distribuirla nel vicinato.
E poi ami i cani, sono la tua passione. Malika, il dogo sardo, è la tua preferita, ma ne allevi a decine: ti rifugi nella loro compagnia, a tratti la preferisci a quella umana, anche se sei uomo rispettato e amatissimo da chi ti vuol bene e da Ilaria, la tua giovane compagna di vita, che davvero condivide i tuoi entusiasmi. Spesso accade che vada lei a dar da mangiare ai cani in tua assenza.
Ecco. Ora immagina questo: è domenica, stai guardando la partita del Milan, quando di colpo ti telefona Gianni, il guardiano dei tuoi terreni, la concitazione di spavento e fuga ad allarmargli la voce. Ha visto due persone rubare il tuo fuoristrada nuovo. Quello che è lì, a Taccurrulu, ti serve per spostarti da un estremo all'altro dei tuoi ettari d'impervia rupe ogliastrina. Immagina di percorrere quei sette chilometri che ti separano dalla tua terra mentre telefoni ripetutamente ai carabinieri. Anche Ilaria, volitiva, li chiama: le hai detto di farlo appena prima di andar via, mentre ti allacciavi le scarpe. Immagina di arrivare al bivio in cui sai che i due balordi dovranno passare per forza per uscire dai tuoi terreni.
Ti fermi, li aspetti, ormai è quasi buio. Non sai se siano armati, ma non è improbabile: Gianni, prima, mentre scappava, ha detto di aver sentito gli urti ripetuti di uno schianto, forse erano spari. Poi, li vedi all'improvviso, i balordi. Uno è alla guida del tuo fuoristrada, l'altro lo segue. E chissà dov'è Gianni.
E allora che fai? Credi di poterli fermare con l'autostop? Imbracci il fucile, spari un colpo. Poi un altro, d'avvertimento, per aria. O Dio solo sa dove. Non hai paura, sei solido, ma il cuore, chissà come, tambureggia convulso e tonante. Loro scendono dalle auto, sembrano due energumeni. Finalmente arrivano i carabinieri. I balordi in arresto per furto aggravato, uno in ospedale per una ferita, dice, da arma da fuoco sul calcagno. E tu per tentato omicidio. Perché uno dei due ha un graffio al tallone. Manco fosse Achille. Tentato omicidio, pensa. Neanche eccesso di legittima difesa, per dirne una.
Quel sessantaduenne è lo zio Lorenzo del mio romanzo. Mio zio Giovanni Serra è in carcere. Lui è il mio eroe. Il mio eroe deleddiano.
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