CAGLIARI. Basta con speculazioni e allarmismi, che portano all'isteria collettiva. Siamo davvero sicuri di essere dipendenti nella fornitura dell’agroalimentare da pochi Paesi? Questa la domanda che provocatoriamente pone Coldiretti della Sardegna. Che dà anche la risposta: la disponibilità dell’agroalimentare è infatti sufficiente anche con il blocco delle esportazioni da Russia ed Ucraina che producono l’11,5% di grano e il 2% di mais mondiale.
Non solo. Se, in base ai dati dell’Usda, la Cina entro l’estate possiederà il 60% delle scorte mondiali di grano e il 70% di mais, le quantità residue per il resto del mondo sarebbero comunque sufficienti per arrivare all’inizio del prossimo raccolto in estate.
I dati smentiscono gli allarmismi diffusi soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina "che hanno portato anche a comportamenti isterici, che inconsapevolmente hanno avvallato e lasciato campo aperto alle ciniche speculazioni di chi profitta della disperazione".
Ma fondamentali sono l’unità ed il senso di responsabilità anche dei singoli Paesi come l’Ungheria, da cui l’Italia importa il 30% di grano tenero e il 32% di mais.
“In momenti come questi è fondamentale la lucidità, soprattutto delle Istituzioni e in generale di chi ha poteri decisionali in merito – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba -, perché altrimenti la società va in balia degli speculatori che utilizzano le psicosi del popolo fomentate dalle fake news che circolano nel web e nei social. Ancora una volta emerge l’importanza del possesso e della trasparenza dei dati, la consapevolezza del loro valore e la capacità di saperli leggere e comunicare in tempo reale. Perché qualche ora di black out dà spazio a psicosi collettive e speculazioni imponenti che distruggono il tessuto imprenditoriale a favore di altri. Queste psicosi, che alla fine sono generate anche da messaggi ingenui, sono però influenzate da sottili quanto efficaci strategie speculative che mandano la popolazione in confusione”.
Il momento è delicatissimo e sta mettendo a nudo politiche sbagliate che non hanno guardato all’autoapprovvigionamento dei Paesi attraverso le coltivazioni dei propri Paesi a favore delle importazioni di prodotti agroalimentari che hanno affossato l'agricoltura locale.
“Alla luce dei dati che stanno emergendo – è l’appello del presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu – è fondamentale reagire e trovare le strade alternative che esistono e sono percorribili, senza cadere nei tranelli speculativi. È fondamentale che il Governo e la Regione diano gli strumenti necessari ai mangimifici per approvvigionarsi anche attraverso nuovi fornitori in maniera sufficiente ed economicamente valida, trovando dunque soluzione al rifornimento delle materie prime e bloccando le speculazioni di chi bluffava di avere il monopolio. Il tutto in attesa di riprendere le produzioni nelle nostre terre fertili che sono anche infrastrutturate e godono anche del clima ideale per la prodizione di mangimi e cibo green e genuino”.
Coldiretti Sardegna a riguardo ha elaborato il progetto di Ri-coltiviamo la Sardegna, ripartendo da 100mila ettari già infrastrutturati per l’irrigazione e oggi non utilizzati (dei 193mila ettari irrigui oggi se ne utilizzano solo il 30%) che garantirebbero la produzione del 40% del fabbisogno di mangime sardo.
“Bisogna coltivare le nostre terre e farlo in modo coordinato attraverso gli accordi di filiera tra agricoltori e allevatori – afferma Battista Cualbu -. Abbiamo le terre, il clima e le competenze cosi come i fondi, nel Pnrr, 1,2 miliardi a livello nazionale, sono destinati agli accordi di filiera”.
- Redazione
- News