CAGLIARI. Mentre tutta l’Italia è tornata, gradualmente, a vivere con sempre meno restrizioni, in Sardegna c’è un dato che salta sempre all’occhio, ad ogni aggiornamento quotidiano sull’andamento dell’epidemia. È quello che conta il numero dei decessi per Covid, che nell’ultimo periodo non ha mai smesso di registrare nuove vittime, con una curva che non accenna ad abbassarsi.
Nei primi 14 giorni di febbraio dell’anno scorso i morti erano stati 83, quest’anno, con una copertura vaccinale ben diversa, sono 103. Sarebbe sbagliato soffermarsi solo a questo confronto, perché definire per tutti un comune denominatore - dicono gli esperti - è impossibile. Si sa che potenzialmente può influire anche l’assistenza sanitaria se sotto gli standard, ma di base c’è invece un mix di fattori, che vanno dalla predisposizione per malattie pregresse unite alla non vaccinazione fino alla sottovalutazione dei sintomi e all’arrivo ritardato in ospedale, che continuano purtroppo a tenere alti i numeri, anche quest’anno. Come spiega l’epidemiologo Giovanni Sotgiu: "Il Covid ha la capacità di uccidere le persone, soprattutto chi non ha il vaccino. Tra questi c’è anche chi è più predisposto, sono diversi i fattori che aumentano la probabilità di andare incontro al decesso: età avanzata, malattie concomitanti (cardiovascolari, respiratorie, diabete, obesità). Le terapie che abbiamo ora per quanto efficaci rispetto a quelle iniziali aiutano ma purtroppo in certe situazioni il virus ha il sopravvento. Molti pazienti muoiono dopo settimane dalla scoperta di aver contratto il Covid".
A influire probabilmente è stata anche una narrazione errata, secondo l’esperto, fatta sulla variante Omicron, che si diceva inizialmente portasse sintomi più leggeri. "Omicron come un semplice raffreddore? Totalmente falso e pericoloso portare avanti questa narrazione - attacca Sotgiu - anche per questo tanti sottovalutano i sintomi e arrivano in ospedale quando ormai il loro quadro clinico è già complesso".
Direttamente collegato l’altro punto fondamentale: lo scorso anno, nello stesso periodo, non avevamo ancora a che fare con Omicron, che ha una diffusione virale come mai nessuna variante incontrata finora. Si parla quindi di due situazioni epidemiologiche diverse (quella dello scorso anno, quando eravamo in un semi-lockdown, e quella di oggi), su cui è difficile fare un confronto. Per questo, spiega Sotgiu, è importante ricordare che al vaccino vanno unite, ancora, tutte le altre precauzioni. "Non possiamo basarci solo sul vaccino - continua Sotgiu - l’andamento dell’epidemia dipende ancora dal comportamento delle persone e dalle scelte politiche sulle restrizioni. Ridurle drasticamente? Potrebbe avere un impatto deflagrante".