CAGLIARI. Il bonus bebè contro lo spopolamento dei paesi con meno di 3mila abitanti, secco e non contestualizzato, non piace al consiglio regionale. Né all'opposizione (ed è quasi scontato), ma nemmeno alla maggioranza di centrodestra. Dalla quale, per bocca dell'esponente dell'Udc Antonello Peru, arriva una critica alla Regione: "Girando i territori mi rendo conto che sono davvero pochi quelli che applaudono alle azioni della maggioranza e questo è il momento di dire la verità".
In aula è arrivata la legge Finanziaria: una manovra da circa 9 miliardi di euro, pilastro della gestione della politica sarda. Tra i provvedimenti, sono previsti degli incentivi per le famiglia che faranno nascere i figli nei piccoli comuni.
"La Regione continua ad avocare a sé prerogative che dovrebbero essere esercitate dai comuni, trascurando la sua funzione principale: quella legislativa", accusa Laura Caddeo, dei Progressisti, "Non si può immaginare di incentivare la residenza nei piccoli centri con interventi a pioggia".
Sulla stessa linea il Pd Roberto Deriu: "Combattere lo spopolamento è un nostro dovere – ha detto – ma questa finanziaria ipotizza solo finanziamenti a pioggia".
Critico anche Massimo Zedda: "Serve di più. Ci sono le risorse per migliorare la qualità della vita. Nei piccoli paesi mancano i servizi primari. E’ la qualità della vita che determina la volontà delle persone di vivere in quei luoghi". Il consigliere dei Progressisti ha poi invitato la maggioranza a correggere alcuni punti dell’articolo 8: "Perché si è previsto un incentivo solo per i nati dal 2022? Meglio estenderlo a tutte le famiglie che abbiano figli al di sotto di cinque anni". Inoltre è necessario, per Zedda, prevedere dei controlli, per evitare fittizi trasferimenti di residenza solo per incassare incentivi.
Un allarme arriva dal collega di partito Antonio Piu: "Si possono dare anche 10mila euro all’anno per ogni cittadino ma non risolviamo nulla. I territori devono essere vissuti e abitati: in Sardegna crescono le zone urbane e costiere, intorno c’è il deserto. Questi sono provvedimenti spot, che non consentono alla Sardegna di aprirsi al mondo. Mancano i provvedimenti sui settori più importanti: sanità trasporti, turismo. Fra 50 anni la Sardegna perderà 164 piccoli borghi".
Ma così come impostato, il bonus bebè non piace nemmeno alle file sardiste: "Non si può pensare che lo spopolamento non colpisca i paesi con più di 3000 abitanti", ha detto Giovanni Satta, "La lotta allo spopolamento va fatta mettendo dei paletti. Il Consiglio è legittimato ad apportare qualche modifica. Non è giusto dare soldi a comuni che magari sono cresciuti da 1000 a 1800 abitanti e lasciare fuori paesi come Orgosolo e Fonni. Occorre considerare la perdita reale della popolazione".
E a chiudere un quadro che s tanto di malumore arrivano le parole di Antonello Peru, che del centrodestra fa parte: "Girando i territori mi rendo conto che sono davvero pochi quelli che applaudono alle azioni della maggioranza e questo è il momento di dire la verità. E’ il momento per cambiare rotta e per avere coraggio, senza poterci giustificare dietro la pandemia", ha detto Peru, "Non dobbiamo farci sfuggire la possibilità di scrivere un modello di sviluppo e non trovo però giusto che si attacchi il Consiglio perché dal Consiglio sono arrivate buone e importanti proposte legislative che spesso non sono attuate dalla macchina amministrativa della Regione”.
- Redazione
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