CAGLIARI. Premessa: l'epidemia è tutt'altro che finita. Ma un confronto tra i dati della Sardegna del primo novembre del 2020 e quelli di oggi, un anno esatto dopo, offre due scenari radicalmente diversi: 365 giorni fa si piombava verso l'incubo, ora l'Isola respira. Qualcuno potrebbe dire che è del tutto accidentale il fatto che nel frattempo siano state somministrate 2 milioni e 490mila dosi di vaccino. Ma è successo. E i numeri sono ufficiali.

Quelli di oggi, per iniziare. Si contano 21 nuovi casi di positività. Un anno fa erano stati 399 in un solo giorno. E allora c'erano il coprifuoco dalle 22 alle 5, le attività venivano chiuse alle 18, non si andava a scuola. Le misure di limitazione della libertà, che avevano messo in ginocchio l'economia, erano considerate necessarie perché il contagio stava riesplodendo. In Sardegna si contavano 336 ricoverati con sintomi e ben 43 in terapia intensiva. Il primo novembre di un anno fa all'anagrafe venivano segnati sette morti per Covid in sole 24 ore.

Oggi si conta un morto, una donna di 84 anni. In terapia intensiva ci sono sei sardi e 44 sono invece i ricoverati con sintomi. Numeri che possono essere letti mentre si è al bar, in ristorante, all'uscita della palestra o dal teatro. O anche dopo le 22, seduti su una panchina in piazza. Perché le restrizioni non ci sono più. Salvo per per gli oltre 1200 positivi che in isolamento domiciliare attendono di negativizzarsi. Loro non possono uscire, oggi come allora. Per evitare di diffondere il virus.